Poste: cinque uffici a rischio chiusura

L’azienda prevede anche forti riduzioni di orario per altri 26 sportelli. Il sindacato: intervengano Provincia e comuni



TRENTO. C’è tempo fino al 17 dicembre per tentare di salvare dalla chiusura cinque uffici postali, e altri 26 dalla razionalizzazione (cioè dalla forte riduzione di orario) decisa da Poste Italiane. Lo ha comunicato ai sindacati l’azienda, che per il proprio progetto di riorganizzazione ha già ottenuto il via libera dell’Agcom.

Slc Cgil, Slp Cisl e Uil Post sollecitano all’intervento Provincia, Comuni e Comunità di valle: serve «un impegno forte, progettuale e di “fattibilità” sia dal punto di vista politico che, soprattutto, economico/commerciale» per garantire la prosecuzione del servizio degli uffici.

La ratio dell’intervento, spiega Poste Italiane, è che l’azienda deve fare utili: nella ricerca di un equilibrio tra erogazione di servizi e ritorno economico, è stata stilata bla lista degli uffici ritenuti “diseconomici” e a bassa operatività.

Se entro il 17 dicembre, data a cui è stato aggiornato il confronto con il sindacato, non interverranno sostanziali novità - ovvero, se le istituzioni locali non si impegneranno a sostenere la permanenza degli uffici “a rischio” con adeguati finanziamenti - il destino sarà segnato per gli uffici non redditizi: si tratta di Borghetto, Pieve di Ledro, San Sebastiano di Folgaria, Tiarno e Meano, destinati alla chiusura. Nel contempo verranno razionalizzati (in altre parole, ridotti) gli orari di apertura degli uffici di Bedollo, Besenello, Bleggio, Calliano, Campodenno, Canal San Bovo, Carisolo, Cimone, Cinte Tesino, Denno, Livo, Madruzzo, Molina di Ledro, Molveno, Nogaredo, Ospedaletto, Padergnone, Romeno, Roncone, San Cristoforo al Lago, Sarche, Segonzano, Smarano, Tassullo, Trambileno e Varena.

Intanto, dal 18 dicembre Poste Italiano chiuderà gli uffici di Cadine e Nago e avvierà la razionalizzazione (cioè la limitazione dell’apertura a 3 giorni alla settimana) degli uffici postali di Centa San Nicolò (da cinque mattine in settimana a tre mattine), Castel Tesino (da sei giorni pieni a tre giorni) e Stenico (da cinque mattine a tre mattine). Questi uffici, precisa la nota, non hanno personale applicato.

A soffrire delle chiusure e delle razionalizzazioni di orario saranno soprattutto le comunità montane: gli uffici meno redditizi non possono che essere quelli con la minor mole di affari, cioè quelli dei paesi minori. Tocca ora a Comuni, Comunità e Provincia stabilire se valga o meno la pena di investire denari pubblici per mantenerli in vita. (gi.l.)

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