il centro degradato

«Piazza Dante, qui è tutto come prima»

Dopo l’ennesima aggressione lo sfogo dei commercianti: «Spaccio e delinquenza. Ci vorrebbe una presenza fissa»



TRENTO. La rapina con aggressione avvenuta l'altra sera in corrispondenza del deposito di biciclette che si trova dietro il chiosco davanti alla stazione dei treni, non è che l'ultimo di una serie di episodi di violenza e degrado la cui frequenza è aumentata in questi mesi nell’area di Piazza Dante.

Qualche giorno fa è successo, ad esempio, che un tranquillo signore che aspettava il verde per i pedoni spingendo a mano la sua bicicletta al semaforo dell'incrocio con via Pozzo, abbia subìto un tentativo di scippo “al volo” proprio della sua due ruote; fallito solo per la pronta reazione degli altri pedoni.

«Ma è anche successo che tre turisti olandesi abbiano lasciato incustodite le loro biciclette il tempo necessario per entrare e scegliere i gusti dei gelati perché un tossicodipendente italiano ne inforcasse una, tentando la fuga. Mi sono messa a urlare – racconta Paola Ianeselli contitolare del bar “Al Parco” di via Pozzo - così gli olandesi insieme a mio marito si sono lanciati all'inseguimento. Per fortuna che all'imbocco di via Belenzani due ragazzi di colore hanno capito la situazione e hanno dato una spinta al fuggitivo e a quel punto lo hanno preso».

Paola Ianeselli parla anche di un incontro privato che insieme alla titolare del negozio New Photo, ha avuto col sindaco Andreatta in primavera per segnalargli il progressivo peggioramento della situazione: «Il Comune vuole che paghiamo molto cara e anticipata la tassa sui plateatici ed allora siamo andate dal sindaco per chiedere la messa in sicurezza dei nostri clienti costretti ad assistere al mercato della droga a cielo aperto e di giorno e messi a rischio da chi trasforma il portico in una pista ciclabile.

Andreatta ci ha rassicurato, ci ha promesso un incontro col Questore e sa cos'è successo? Due giorni dopo sono scomparse tutte le pattuglie delle Forze dell'ordine che oggi non presidiano più il territorio. Per Ferragosto eravamo aperti e non ne è passata una e qua è successo di tutto».

La droga si muove di giorno, nelle ore cioè di maggior passaggio, mentre la sera diventa una zona sempre a rischio, ma con una situazione diversa. Behar è un ragazzo macedone che gestisce dal 1998 il chiosco che si trova sull'incrocio di via Pozzo: «Mi sento di dire che Trento rispetto ad altre città che ho conosciuto, è ancora tranquilla. Ma da otto anni a questa parte sta andando sempre peggio anche perché è Trento ad essere cambiata. Anni fa c'erano tante discoteche ed oggi non ce ne sono più. I giovani non sanno dove andare e tra loro c'è chi sceglie di venire in questa strada a cercare cose sbagliate».

All'autostazione Carlo Rigotti è il titolare del Vega Self Service e usa solo una parola per descrivere la situazione: «un macello». «Oggi è tranquilla perché piove, ma quando c'è il sole può succedere di tutto. Non le faccio vedere i bagni perché mi vergogno: me li hanno demoliti e perfino sono riusciti a abbattere una porta. Purtroppo i bagni sono al piano superiore e qui sotto non si sente nulla. L'apertura è a telecomando e ci vuole la chiave, ma dovremmo mettere un custode. Li puliamo quattro volte al giorno, ma non serve: la fanno dappertutto».

La conclusione, amara, è di Paola Ianeselli: «Ci vogliono mandare via e il comune non fa nulla per difenderci. Ringrazio le pattuglie perché al bisogno intervengono, ma qui ci vuole una presenza fissa».(d.p.)













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