Per le pensioni dei consiglieri 1,6 milioni

Professionisti penalizzati dalle tasse, ma l’Ufficio di presidenza liquida i versamenti ai fondi previdenziali per il 2013-2014


di Chiara Bert


TRENTO. Un milione 671 mila euro. È quanto il consiglio regionale verserà ai fondi di previdenza complementare per le pensioni dei consiglieri. Lo ha stabilito l’Ufficio di presidenza con una delibera approvata il 19 luglio scorso, dopo che sui contributi a carico del consiglio era sorto un caso sollevato dai consiglieri liberi professionisti.

I versamenti (relativi agli anni 2013 e 2014 della legislatura) erano rimasti congelati per tutti i consiglieri in attesa di appurare a quale tipo di tassazione fossero sottoposti i contributi. L’Agenzia delle Entrate ha risposto all’interpello del consiglio, chiarendo che - oltre i 5.164 euro annui - si tratta di reddito da tassare secondo le regole ordinarie. Di fatto, nel caso delle indennità dei consiglieri su cui si basa la contribuzione, al 43%. Il risultato è che quello che i consiglieri pensavano di incassare come quota netta (circa 140 mila euro nell’arco di una legislatura) è invece lorda, perché tassata, e non poco.

Una scoperta che aveva lasciato di stucco i consiglieri liberi professionisti (imprenditori, avvocati), che erano insorti, lamentando di essere penalizzati rispetto ai colleghi lavoratori dipendenti (pubblici o privati) che godono dei contributi figurativi già versati dai loro enti previdenziali di appartenenza. I professionisti invece, che magari hanno dovuto chiudere l’attività o affidare ad altri il proprio studio, e continuano a versare a proprio carico una quota al proprio fondo di previdenza per assicurarsi la futura pensione, sono rimasti spiazzati. Qualcuno ha calcolato un incasso fino a 70 mila euro in meno rispetto a un collega con lavoro dipendente.

Per i consiglieri eletti a partire dalla XV legislatura (2013) la legge 5 del 2014 (la famosa riforma dei vitalizi) ha introdotto un nuovo regime pensionistico: addio al vecchio vitalizio così come lo avevamo conosciuto, si è passati ad un sistema di previdenza complementare composto da una quota di contribuzione previdenziale obbligatoria a carico dei consiglieri (l'8,8% dell'indennità consiliare, circa 860 euro al mese) e da una quota (il 24,20%) a carico del consiglio, da versare entrambe al fondo di previdenza complementare indicato dal consigliere.

La differenziazione tra dipendenti e professionisti nasce da questa previsione: la quota a carico del consiglio si riduce fino al 12%, dunque si dimezza, nel caso in cui il consigliere sia un dipendente (pubblico o privato), a seconda dei contributi figurativi già versati dal suo ente previdenziale senza essere tassati.

Ecco perché per esempio a Ugo Rossi, già dipendente di Trentino Trasporti, per il 2014 il consiglio verserà “solo” 14.112 euro lordi, che tolte le tasse diventano 8 mila euro netti. Una situazione molto diversa da quella di due avvocati, come i consiglieri Rodolfo Borga e Luca Zeni, che riceveranno un lordo di circa 25 mila euro sul quale pagheranno 11 mila euro di tasse: senza avere altri versamenti dalla propria azienda se non quelli che volontariamente hanno eventualmente deciso di continuare a versare alla propria cassa di previdenza.

Giacomo Bezzi, consigliere di Forza Italia e di professione imprenditore nel settore immobiliare, è tra coloro che hanno lamentato una disparità di trattamento e ha chiesto - e ottenuto - che il versamento del consiglio a suo favore sia temporaneamente sospeso: essendo residente in Spagna, vuole studiare meglio la propria posizione fiscale ed eventualmente comunicare un nuovo fondo di previdenza a cui versare la propria quota.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano