Per le «filo» arrivano i soldi per le attrezzature

All’assemblea della Cofas la promessa di Mellarini: «A bilancio 50 mila euro» Contributi invariati per i prossimi due anni. Tarter: «Ci sono risorse per i giovani»


di Claudio Libera


TRENTO. «I contributi per le compagnie filodrammatiche anche per i prossimi due anni rimarranno invariati rispetto al passato». Lo ha affermato l’assessore Tiziano Mellarini nell'intervento che ha concluso i lavori assembleari della Cofas, riunita al teatro Gigi Cona di Gardolo. Non solo, nel suo applaudito discorso, Mellarini ha aggiunto di aver inserito in bilancio pure i 50 mila euro necessari per le attrezzature delle compagnie, «perché è impensabile che si cerchino adepti se poi i giovani non hanno la possibilità di prepararsi a dovere. Inoltre – ha proseguito - la pianificazione d’ora in avanti sarà triennale: dobbiamo uscire dai ristretti ambiti locali con la nostra cultura, ricca, richiesta ed applaudita. Cultura popolare che sarà protagonista nella promozione che per il 2015/2016 ha già trovato i fondi tramite Trentino Marketing».

«Il Trentino - ha spiegato Mellarini - ha bisogno dei grandi eventi, delle mega mostre, degli spettacoli di grido, come delle squadre blasonate: sono il nostro biglietto da visita all’estero ma ciò non deve far passare in secondo ordine il fatto che le compagnie filodrammatiche non solo fanno cultura ma creano socialità. Sono il valore aggiunto, il sapere radicato sul territorio; il futuro non esiste se non si conserva il passato ed anche i nuovi mezzi informatici messi a disposizione vanno sfruttati per il bene futuro comune. Filo, cori, bande e circoli, uniti, saranno i protagonisti di un progetto comune che avrà per tema centrale la Grande Guerra». «Ecco altra carne al fuoco», ha commentato raggiante il presidente Gino Tarter. Che poi ha plaudito la decisione che le filo, con cori, circoli culturali ricreativi e bande, faranno parte di un progetto coordinato che poggia sui pilastri che sostengono la piattaforma della cultura: spettacolo, storia, arte e scienze naturali. «In maggio ci si ritroverà per preparare le linee guida da indirizzare in autunno sulla riforma della legge 15. Non solo, ci sono pure i soldi per la formazione dei giovani». Qui compresa, forse, la ventilata ipotesi di un biennio di teatro per formare nuovi attori giovani. Il non ricambio generazionale infatti – è stato detto – è uno dei problemi che vanno risolti, come il ridurre la frammentazione per usare meglio le risorse.

In apertura il presidente Tarter aveva parlato del bilancio, poi approvato all’unanimità, che anche per quest’anno vede il pareggio sui 190 mila euro; i contributi della Provincia si attestano a 120 mila, cui se ne aggiungono17 mila di altri enti. Che suddivisi per le 114 compagnie con 5.000 iscritti, sono davvero un costo irrisorio, considerando – ha detto Tarter - «che 84 compagnie hanno risposto al nostro questionario parlando dei 700 spettacoli messi in scena e dei 110.000 spettatori coinvolti».

Cofas gestisce un ufficio centrale e grazie all’opera di Odille Berloffa e del presidente, segue la parte fiscale delle compagnie. Il presidente Tarter ha annunciato che alle 114 filodrammatiche e compagnie associate, se ne potrebbero aggiungere presto altre 5 o 6 di Bolzano, che saranno affiliate, non socie, per consentire loro di mettere in scena gli spettacoli. La Cofas è la più antica associazione d’Italia, nata sotto il segno del Sagittario il 14 dicembre del 1946, ad opera di Mario Roat che poco prima aveva fondato il Gad Città di Trento. Che con la Cofas, nel 2016, festeggerà i 70 anni. Presente l’assessore Andrea Robol, Mellarini ha concluso che la tradizione appartiene alla storia ed in un epoca di globalizzazione, il fare comunità è imperativo. In quest’ambito, ha annunciato che la famiglia del volontariato trentino, di cui le filo fanno parte, sarà protagonista in 8 puntate, due per ciascuno, che andranno in onda su un’emittente locale ed infine, un annuncio. «Molto presto il patrimonio professionale offerto dalla Cofas, verrà valorizzato sul territorio, perché il Trentino ha molti castelli che devono essere sempre fruibili dal pubblico».













Scuola & Ricerca

In primo piano