«Pd supponente, e intanto il Patt aumenta i consensi»
Il capogruppo Baratter a Olivi: «Non siamo conservatori. Con l’Upt avvicinamento naturale, insieme valiamo il 31%»
TRENTO. «Credo che il Pd debba superare una certa supponenza. Invece di definire conservatrici le forze politiche alleate, sarebbe molto più intelligente chiedersi perchè gli autonomisti raccolgono sempre più consensi e simpatia». Il capogruppo provinciale del Patt Lorenzo Baratter risponde a muso duro al vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi che sul Trentino di ieri aveva bollato il progetto Patt-Upt di un partito territoriale come «blocco conservatore».
Baratter, ha letto cosa dice Olivi? Dice che il vostro è un progetto con la suggestione di mettere insieme anche pezzi di opposizione e che farà arretrare il Trentino nella logica del proteggersi da nemici esterni.
Quando Olivi parla di "blocco sociale e culturale conservatore" in riferimento alla componente autonomista e popolare della maggioranza, mi pare un atteggiamento che necessita di qualche aggiornamento. Credo si debba superare una certa supponenza. Non parlo del passato, ma se oggi gli autonomisti accrescono il proprio consenso, evidentemente è anche perché il movimento ha impostato la sua azione non solo sulla tradizione ma soprattutto sull'innovazione, aperti alla modernità, senza alcuna paura di dialogare con tutte le sensibilità culturali, raccogliendo credibilità anche nelle città. Anziché continuare a definire in questo modo gli alleati, sarebbe molto più intelligente chiedersi perché gli autonomisti raccolgono sempre più consensi e simpatia anche nel fondovalle, con un profondo rinnovamento della propria classe dirigente e un particolare coinvolgimento dei giovani e delle donne.
Il vicepresidente dice anche che lo schema che ha premiato il partito più piccolo è irripetibile, ovvero la ricandidatura di Rossi non è scontata.
Ognuno legittimamente ha le proprie strategie. Mi pare tuttavia che il partito più piccolo sia oggi la seconda forza politica del Trentino. Dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro di maggioranza: siamo chiamati a dare risposte a famiglie e imprese e ad affrontare uniti una stagione di riforme che si preannuncia cruciale. Abbiamo un programma di legislatura da realizzare. Vincere questa scommessa non andrà a vantaggio di questo o di quel partito della coalizione, ma di tutto il centrosinistra autonomista.
Torniamo al partito territoriale con l’Upt rilanciato con forza da Rossi. Sarà la volta buona? Al congresso Upt le resistenze sono sembrate ancora molte.
È naturale e inevitabile che in questo momento la prospettiva sia quella di un sempre più forte avvicinamento fra Patt e Upt, perché per molti aspetti è una storia comune che da troppo tempo attendeva una ricomposizione. Questo ci chiedono i trentini. E non leggo la questione nella prospettiva di una semplice sommatoria: infatti questo progetto politico in cantiere ha una grande potenzialità per raccogliere l'interesse di un'ampia parte di moderati che sono alla ricerca di un progetto politico serio e capace di mettere i contenuti politici prima dei contenitori. E questo è il momento giusto per farlo. Ieri era troppo presto, domani sarà troppo tardi.
Su quali basi può nascere questo soggetto territoriale?
Un puro calcolo percentuale dice che la somma del risultato di Patt e Upt alle elezioni provinciali di sei mesi fa è quasi pari al 31% dei voti, di gran lunga - seppur solo virtualmente - la prima forza politica trentina. Con tutto il limite che un ragionamento matematico di questo tipo può dare, specialmente se consideriamo che in realtà esiste una parte significativa della società trentina che potrebbe trovare in questo eventuale nuovo soggetto politico una propria rappresentatività.
Che tempi prevede?
Siamo in una fase iniziale ma questo non è un percorso che nasce oggi, nel Patt un dibattito si è aperto già da alcuni anni. Forse oggi i tempi sono maturi per prendere atto di un’epoca che sta evolvendo più velocemente di quanto non si creda. L’Upt porta in dote l’esperienza popolare, il Patt è interprete di un’esperienza autonomista. Più nella pratica che nella teoria, la messa in discussione dell’autonomia oggi credo imponga come necessità inevitabile di mettere finalmente in cantiere una struttura politica capace di valorizzare reti già consolidate garantendo un presidio per l’autonomia del territorio.
Considera l’alleanza con il Partito democratico un punto fermo?
Il Pd, come è naturale, parte da Roma per arrivare a Trento e garantisce un fondamentale aggancio nazionale. Noi partiamo da Trento per far arrivare a Roma, un'idea politica che mette l'autonomia e la tutela delle prerogative del nostro territorio prima di qualsiasi altro principio. Invece di perdersi in inutili polemiche, dovrebbe essere colto il valore di questa complementarietà dentro la coalizione di centrosinistra autonomista.
©RIPRODUZIONE RISERVATA