Pd, la minoranza vuole contare sulle candidature
«Serve una selezione trasparente e partecipata». Il coordinamento dà mandato al segretario di avviare un confronto in coalizione sull’apertura alle civiche
TRENTO. Gestione unitaria del partito? Vade retro. La minoranza del Pd ritira l’offerta-proposta, avanzata in un documento a inizio dicembre. Su uno dei temi caldi dei prossimi mesi, le candidature (alle politiche e poi alle provinciali), chiede però «meccanismi di selezione aperti, trasparenti e partecipati» in modo che le scelte siano «le più condivise possibili». Tradotto: primarie. «Non per forza», spiegano dalla minoranza, «serve un percorso aperto e alla fine a pronunciarsi dovrà essere l’assemblea».
La pausa natalizia non pare servita a portare concordia nel primo partito della coalizione, anzi. Gli ultimi giorni hanno, se possibile, riacceso i distinguo e le fratture nei rapporti interni. A cominciare dall’apertura del segretario Italo Gilmozzi ad un dialogo - condizionato - con i sindaci civici: poteva essere un passaggio scontato e per molti versi annunciato, invece è subito partito il controcanto, dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi («Sbagliato correre sempre dietro agli altri, il Pd prenda l’iniziativa») al capogruppo provinciale Alessio Manica che ha criticato «la corsa alla corte di Valduga che ha messo insieme una coalizione annullando le differenze politiche». Come al solito nel Pd si sono ritrovati a parlare in tanti.
Ieri, alla ripresa dopo le feste, il Pd è tornato a riunire coordinamento e assemblea. La minoranza si è presentata con una mozione aggiornata in cui non si fa più riferimento alla gestione unitaria, che Gilmozzi e la maggioranza hanno interpretato come la richiesta di entrare in segreteria: «Noi l’abbiamo offerta, loro l’hanno rispedita al mittente», sbotta Elisabetta Bozzarelli.
Altra novità del documento riguarda la selezione delle candidature, tema che agita il partito alla vigilia di un doppio appuntamento elettorale. Di fronte ai dubbi manifestati dal segretario sulle primarie («Aspettiamo cosa ci dirà Roma», ha dichiarato), Bozzarelli aveva subito contrattaccato: «Ha senso oggi chiudersi nella roccaforte dei pochi per gestire qualche candidatura a Roma?». La minoranza ha messo dunque nero su bianco la richiesta di un impegno a trovare meccanismi condivisi di selezione delle candidature: primarie ma non necessariamente, appunto. Anche perché resta ancora da capire se si voterà con i collegi o con le liste. Quanto alle provinciali, Olivi è tornato a chiedere che il Pd non si appiattisca su un Rossi-bis per il 2018, piano rilanciato invece con forza dal segretario del Patt Franco Panizza. Ma all’orizzonte, va detto, non si intravedono candidati alternativi pronti e soprattutto - al momento - capaci di mettere tutti i Dem d’accordo.
Infine il tema della territorialità, tasto su cui la minoranza insiste da tempo e che sembra aver fatto breccia anche tra i renziani, visto che è stato il senatore Giorgio Tonini, dalle colonne del Corriere del Trentino, a rilanciare l’idea di una «forza territoriale federata con il Pd nazionale», da costruire in primis con l’Upt e che allarga lo sguardo ai civici.
In serata il coordinamento ha condiviso un documento di lavoro che è poi stato presentato all’assemblea: si dà mandato al segretario di avviare una fase di dialogo con le forze del centrosinistra autonomista per una valutazione comune delle alleanze e delle intese stabilite alle politiche 2013 e per condividere assieme i contenuti e le forme di un loro rilancio ed eventuale allargamento. Gilmozzi è stato incaricato anche di avviare un dialogo con i rappresentanti delle forze sociali ed economiche, dei principali movimenti e associazioni, delle comunità religiose e ideali «per uno scambio di idee sulla situazione del Trentino, sulle forme più acute di disagio sociale, sulle aspettative di crescita e di sviluppo». Al termine il Pd terrà una conferenza programmatica che coinvolgerà circoli, amministratori ed esperti, aperta a tutta la società.
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