Pd, Filippi in testa ma nessuno vince

La candidata renziana al 37%, Robol al 32, Scalfi al 30 A decidere il nuovo segretario sarà l’assemblea provinciale


di Chiara Bert


TRENTO. Elisa Filppi, 32enne coordinatrice dei comitati Renzi in Trentino, arriva prima alle primarie per la segreteria provinciale del Pd con 2853 voti. È prima con il 37,37% ma stacca Giulia Robol, assessora comunale a Rovereto, di soli 5 punti percentuali (2462 voti, 32,25%): il divario tra le due è di meno di 400 voti. Terzo il coordinatore cittadino del Pd di Trento Vanni Scalfi: per lui 2307 voti (il 30,22%).

Le primarie di ieri consegnano un risultato di fatto senza vincitore: il nuovo segretario non c’è, perché nessuno dei tre candidati raggiunge la maggioranza assoluta. E nessuno ha stacca in modo netto gli altri due. Dunque? Dunque tutto rimandato all’assemblea provinciale, i cui 64 eletti sono il frutto della ripartizione dei seggi nei sei collegi in cui è stato suddiviso il Trentino: ieri sera i primi calcoli davano 24 seggi a Filippi, 20 a Robol e 19 a Scalfi, più un seggio al candidato più votato delle minoranze linguistiche. Dunque tutti vicini, tutto da costruire.

I numeri indicano che Elisa Filippi ha ottenuto il risultato più omogeneo sul territorio, vincendo da Arco a Cles, da Dro a Ledro. Rovereto non premia Giulia Robol, che poteva contare sul sostegno del sindaco Miorandi, degli assessori Pd e del vicepresidente della Provincia Olivi: per lei 395 voti contro i 390 di Filippi, che giocava da outsider. Scalfi espugna Trento, dove giocava in casa, con 1083 voti, ma è tallonato da Filippi con 940 (che era appoggiata dal sindaco Andreatta), mentre Robol è staccatissima a 299.

L’affluenza ieri si è fermata a 7717 votanti, ben sotto la soglia di 10 mila in cui i più ottimisti speravano, lontanissima dai 20 mila del 2009 e dai 22 mila delle primarie nazionali dell’8 dicembre scorso. «Un risultato che ci aspettavamo», commenta il coordinatore uscente Italo Gilmozzi, «la passione è scemata dopo le provinciali, c’è stata la mazzata dei vitalizi e poi diciamolo, c’è un abuso di primarie. E i candidati in campo - aggiunge - erano meno conosciuti di quelli di 5 anni fa (Tonini, Nicoletti, Pinter, Veronesi)».

Il risultato senza vincitore ricalca quello del 2009, quando Michele Nicoletti arrivò primo senza maggioranza assoluta e si decise per un accordo con gli altri candidati e una gestione unitaria del partito che oggi in molti del Pd giudicano un grave errore. «La bassa affluenza - è il primo commento di Elisa Filippi - ci dice della difficoltà del Pd a riscuotere la fiducia degli elettori. Il mio primo posto è un dato politicamente significativo, da qui dovrà partire qualsiasi ragionamento perché la proposta che incarnava il rinnovamento è stata la più apprezzata».

Ma Vanni Scalfi già frena: «Il distacco è minimo, quindi non so cosa accadrà. Ne discuterò con gli eletti e i candidati delle mie liste. Sono contrario alle gestioni unitarie, è importante che si sappia chi dovrà fare che cosa e che ci sia un’assunzione di responsabilità». «Non ripetiamo l’errore di 5 anni fa», avverte Gilmozzi, «l’unico consiglio che posso dare è che si vada ad una maggioranza chiara e non a una spartizione». L’ormai ex segretario Nicoletti, che ha sostenuto Filippi, ieri sera dava questa lettura: «Per l’esperienza che abbiamo avuto in questi anni, mi sento di dire che è fondamentale la chiarezza della linea politica. Andrà verificata una maggioranza su una proposta politica e non su un nome». Ma per il capogruppo provinciale Pd Mattia Civico «tocca a Elisa costruire una maggioranza in assemblea. L’indicazione degli elettori c’è, mi sembrerebbe strano se diventasse segretario chi è arrivato secondo o terzo».













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