Pd, è scontro sulle primarie per decidere il candidato

Zeni e Civico guidano il fronte che vuole un «election day» aperto a tutti gli elettori del partito Pinter e Olivi spingono per un percorso con gli iscritti. Segretario assente, assemblea in stallo


di Chiara Bert


TRENTO. È un Pd in evidente difficoltà quello che ieri ha riunito la propria assemblea provinciale. All’ordine del giorno, dopo il no di Alberto Pacher a ricandidarsi alla guida della coalizione («Ne prendiamo atto», ha detto il presidente Roberto Pinter), c’era la decisione sul percorso che porterà alla scelta del candidato alla presidenza della Provincia.

La proposta del Partito Democratico agli alleati sarà di fare primarie di coalizione. Una proposta, per l’appunto, su cui pesa ancora il niet dell’Upt, che vede questa soluzione come elemento di divisione e arriva ad evocare il rischio di una rottura dell’alleanza.

Su quali saranno le modalità della «gara» per la leadership vige dunque ancora l’incertezza più assoluta: a turno unico con un candidato per partito, a doppio turno aperte a più candidati, all’australiana (con più preferenze)?

Quello che il Pd può decidere da sè è come selezionare il proprio candidato, visto che in casa ne ha tre: due già agguerriti e pronti alle primarie (Luca Zeni e Donata Borgonovo Re), il terzo (l’assessore Alessandro Olivi) più timoroso e ancora in attesa dopo aver però già dichiarato che non parteciperà a primarie di partito.

La proposta uscita dalla riunione del coordinamento provinciale (che ieri ha preceduto l’assemblea) prevede due passaggi. Il primo: portare al tavolo della coalizione la proposta di primarie, da organizzare dopo aver definito il contorno della coalizione stessa e una carta d’intenti che vincoli tutti i candidati. Secondo: attivare una serie di assemblee territoriali aperte agli iscritti e agli elettori del Pd per confrontarsi sul programma e sui candidati in campo. Non è però chiaro come questo percorso di consultazioni debba concludersi: con un voto degli iscritti o coinvolgendo anche gli elettori?

Il capogruppo provinciale Luca Zeni va all’attacco: «Chi vota lo dobbiamo decidere oggi, basta rimandare o non ci sarà più tempo. Il regolamento nazionale del Pd parla chiaro, se ci sono più nomi, il candidato si sceglie con le primarie interne». In assemblea è stata presentata una mozione (una ventina le firme in calce) che chiedeva di fissare subito la data dell’«election day» in cui chiamare ad esprimersi iscritti ed elettori Pd. Tra i sostenitori, oltre a Zeni, Mattia Civico, Gennaro Romano, Chiara Simoncelli, Cristina Bertotti, Paola Trentini, Felice Ducoli, Mario Caproni, Anita Briani. Sulla stessa linea anche Margherita Cogo e Borgonovo Re. L’altra strada, sostenuta da Pinter e da Olivi, è di affidare la decisione all’assemblea allargata ad amministratori e segretari di circoli. Un percorso interno agli iscritti che sulla carta avvantaggerebbe Olivi, il candidato sostenuto dalla maggioranza di sindaci e assessori Pd.

Le indiscrezioni raccontano di un Pinter furioso, in coordinamento, di fronte alle pressioni dei pro-primarie, che chiedevano di mettere in votazione ieri sera la loro mozione. Il tutto in assenza del segretario Michele Nicoletti, che spiazzando tutti ha comunicato che non sarebbe stato presente perché in viaggio per Roma, dove oggi è impegnato in commissione. A Roberto Pinter non è restato altro che prendere atto e in assemblea il presidente si è presentato in evidente imbarazzo: «Mi sembra inappropriato decidere oggi in assenza del segretario, non potendo garantire la dialettica necessaria». Una posizione, la sua, che i sostenitori delle primarie interne hanno giudicato una mossa per rinviare ancora una volta la decisione, rendendo di fatto inattuabili le primarie a causa dei tempi ristretti. Il dibattito è quindi proseguito e ognuno ha potuto dire la sua: chi a favore delle primarie interne, chi di quelle di coalizione, chi infine del percorso con gli iscritti. Ancora una volta, per il Pd, decidere si rivela un’impresa titanica.

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