Pannolini, un impianto per riciclarli
Lavis, avviati incontri con la ditta e individuata l’area Formiche. L’assessore: «Il primo in regione, servirebbe tutta la Piana»
LAVIS. Un impianto innovativo, che possa risolvere l'annoso problema dello smaltimento dei pannolini, permettendone il riciclo. Un progetto pilota, se è vero che non ne esistono ancora in regione, e sarebbe solo il secondo in tutta Italia. Piace tanto l'idea al comune di Lavis, che già avrebbe individuato il luogo adatto, nei pressi del depuratore in località Formiche. Il progetto è in realtà in una fase ancora interlocutoria: c'è da verificare se l'innovativo macchinario, di provenienza americana, sarà davvero efficace nella pratica, non essendovi alcun impianto di questo tipo già completamente a regime, almeno in Italia.
Certo, nel bellunese, a Ponte nelle Alpi, è già in fase avanzata di sperimentazione il primo centro italiano per il riciclo dei pannolini. Lì, con il materiale proveniente dal riciclo, si pensa persino di costruire un nuovo parco giochi. Così, il comune di Lavis – con l'interesse condiviso di Trento (in particolare dell'assessore Michelangelo Marchesi) e del comune di Rovereto – ha iniziato a studiare, in una serie d'incontri con la ditta responsabile (la “Fater”), la possibilità di prendere ad esempio la soluzione bellunese. L'interesse è alto, conferma l'assessore all'ambiente Lorenzo Lorenzoni. «Dei rifiuti residui – spiega l'assessore – il pannolone rappresenta ben il 20%. Avere la possibilità di un riciclo per noi sarebbe un bel vantaggio». Ora questo tipo di rifiuto rappresenta invece un problema di non poco conto, anche a Lavis; non a caso, da anni il comune dà un incentivo per l'acquisto di pannolini lavabili. Alla rsa “Giovanni Endrizzi” esiste poi un compattatore, che ha i suoi costi di gestione, e limita ma non elimina il problema dei pannoloni, che finiscono nel residuo. Quanto al nuovo macchinario, ha la sola necessità che accanto vi sia un depuratore, e proprio nei pressi di quello lavisano in località Formiche sarebbe già stato individuato lo spazio necessario, come ha confermato nei giorni scorsi un sopralluogo. Questo impianto potrebbe poi servire una zona ampia, che comprende non solo la Rotaliana e la Paganella, ma anche Trento e Rovereto (da qui, l'interesse dei rispettivi comuni). In più creerebbe nuova occupazione. «Per far funzionare l'impianto – conferma Lorenzoni – servirebbero fra le dieci e le dodici persone». Nelle prossime settimane, continuano gli incontri per perfezionare il progetto.