Orario ridotto alle 22.30, Cafè de la Paix in rivolta
I gestori del locale hanno deciso di disubbidire e restare aperti oltre il consentito I vigili intervenuti per le lamentele di alcuni vicini disturbati dai rumori
TRENTO. E' iniziata, ieri sera, la “disubbidienza” del “Cafè de la Paix”. Dopo l'atto di restrizione dell'orario, giunto dalle forze dell'ordine negli scorsi giorni, che obbliga il locale di Passaggio Teatro Osele (quello che collega via del Suffragio a piazza della Mostra) a chiudere tutte le sere non oltre le 22.30, i gestori del caffè hanno deciso di “disubbidire” e di rispondere all'istanza con un concertino di protesta. «Siamo aperti da circa 6 mesi – spiega Francesca Quadrelli di Cafè Culture, l'associazione che gestisce l'attività – e abbiamo trasformato questo vicolo in qualcosa di attivo e vivibile. Abbiamo collaborato con oltre 50 associazioni, in questo periodo, fatto concerti, presentato libri ed organizzato eventi, molti dei quali a sfondo sociale. Abbiamo aperto questo circolo a nostre spese vincendo un regolare bando e già ci “autochiudiamo” alle 24.00, finendo di distribuire alcolici alle 23.30. Ebbene per colpa delle lamentele di due persone ci vediamo arrivare quest'atto restrittivo che ci vorrebbe far chiudere, d'estate, alle 22.30». Il locale, promosso dal Forum della Pace e i Diritti Umani e dall'associazione Cafè Culture, è stato inaugurato il 29 novembre scorso e si trova all'interno di un complesso di edifici Itea. «Abbiamo fatto la riunione con tutti gli inquilini per capire chi è disturbato dalla nostra presenza – commenta Quadrelli – ed è risultato che il 90% degli abitanti sono felicissimi della nostra presenza. Un tempo c'erano barboni e senzatetto che bivaccavano nel passaggio. Ora è sicuro e ravvivato. Molti scendono e si godono le serate. A un paio di inquilini, però, non andiamo giù e per loro rischiamo di veder compromesso il progetto. Un percorso, il nostro, che è stato a ostacoli sin dall'inizio. Avevamo chiesto di poter usare il giardinetto esterno al caffè, che tra l'altro è privato e Itea ci aveva già detto che potevamo servircene, ma l'amministrazione non ci ha dato il permesso perché, a detta sua, ostruivamo il passo. Per la Notte Bianca avevamo chiesto di suonare all'esterno e ci hanno detto di no che dovremmo stare al chiuso, con 40 gradi all'interno. Insomma – conclude Quadrelli – se vogliono trasformarci nel solito bar ce lo dicano. Noi avevamo altre aspirazioni». ©RIPRODUZIONE RISERVATA