Omicidio Molo: confermate le condanne

Ieri a Trieste il processo di appello. Dodici e otto anni di pena ai due aggressori: gettato a terra, era morto per la caduta



ROVERETO. Dodici anni e sei mesi all’uno, otto anni all’altro. L’ accusa: omicidio preterintenzionale del violinista roveretano Emilio Molo; e rapina aggravata in concorso. Ieri a Trieste si è concluso con queste condanne il processo d’appello a carico di Artur Zselewski e Ryszard Berner, i due mendicanti polacchi ritenuti autori dell’omicidio, avvenuto la sera del 14 dicembre di due anni fa davanti alla cattedrale di San Giusto.

A emettere la sentenza il collegio presieduto da Pier Valerio Reinotti. Che ha accolto le richieste del procuratore generale Sciavicco. In pratica a Zselewski è stata attribuita la responsabilità della cosiddetta continuazione: sono state unite la condanna per l’omicidio del musicista e quella per aver picchiato e rapinato - due giorni prima dell’uccisione - Elena Cossaro, 77 anni, all’ingresso della stazione ferroviaria. In primo grado Zselewski, ora condannato a 12 anni e mezzo, era stato condannato a 10 anni. Ridotta invece la pena dell’altro accusato, da 10 a 8 anni, in quanto gli è stata riconosciuta una responsabilità secondaria. Riconosciuti il risarcimento - praticamente formale - di duemila euro e le spese processuali alla parte civile, i familiari del violinista ucciso, rappresentata dall’avvocato Gianfranco Grisonich.

Quella tragica sera Emilio Molo, 89 anni, roveretano e con ancora una casa in città ma da qualche anno spesso a Trieste anche per lunghi periodi, stava rientrando a casa del nipote che lo ospitava. Era stato spinto violentemente sulle pietre vicino all'orto lapidario. Aveva perso i sensi ed era poi stato derubato del portafoglio, contenente 100 euro, e del telefonino cellulare.

A soccorrerlo per primi, attorno alle 18, erano stati due studenti di architettura che erano andati a San Giusto per scattare alcune foto necessarie a realizzare una tesina: avevano trovato l'anziano riverso a terra in una pozza di sangue. Mentre i due giovani chiamavano il 118, l’unica parola che nel delirio la vittima era riuscita a pronunciare era stata «pistola». Quasi a voler far capire di essere stato rapinato.

I poliziotti della Mobile avevano raggiunto il mendicante poi rivelatosi il testimone-chiave del delitto indagando tra i senzatetto che frequentano la zona di San Giusto. E il romeno aveva riconosciuto con certezza i due accusati come responsabili della aggressione a scopo di rapina finita poi tragicamente. Ieri in aula ha confermato: erano loro. Aveva riferito fin da subito quanto visto a un giovane al quale, spaventato, aveva chiesto in quei momenti un passaggio verso la città. Quest'ultimo però non aveva compreso esattamente ciò che l'uomo voleva dirgli. Prima di dargli il passaggio in auto, il giovane aveva donato cento euro al rumeno come atto di generosità in occasione del Natale e non si aspettava certo che il mendicante gli parlasse di furti o rapine. Gli agenti della sezione antirapine avevano anche esaminato le foto scattate dagli studenti che per primi avevano soccorso l'anziano musicista.

La scomparsa di Molo aveva destato profonda commozione in città, dove lascia affetti e stima profondi non solo nel mondo della musica.

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