Nuova diga sul Vanoi, il Veneto ora "media". Il Consorzio del Brenta: energia per i Comuni
L'ente intende avviare una serie di tavoli di confronto ed elenca i benefici a partire dalla disponibilità irrigua
CANAL SAN BOVO. La grande diga sul Vanoi, che la Regione Veneto ha inserito nei nove progetti «prioritari» per le risorse del PNRR, può essere una grande occasione e portare molti benefici. Ne sono convinti al Consorzio di Bonifica del Brenta, ente che ha ricevuto dalla Regione l’incarico di avviare la progettazione.
Se al momento i responsabili non intendono rilasciare dichiarazioni, il Consorzio intende prima avviare una serie di colloqui in «tavoli di confronto» con i sindaci, la Provincia autonoma e tutti gli interessati al progetto. È infatti un requisito prioritario ben specificato nell’incarico regionale.
Lo spiega anche il Documento di Sintesi, che è la base con la quale il Consorzio intende portare a casa il finanziamento dell’opera, visto che per ora la Regione Veneto ha finanziato solo la progettazione (1 milione di euro) su un’opera che alla fine costerà quasi un miliardo di euro.
Nel documento è scritto che «Si auspica di trovare nella sensibilità di tutte le amministrazioni coinvolte un contributo fattivo, che veda la solidarietà e la reciproca collaborazione delle genti di montagna e di quelle di pianura, conciliando eventuali fattori in apparenza contrastanti per pervenire, invece, ad un risultato positivo per tutti».
Il Documento contiene già un auspicio per superare le comprensibili paure, già espresse dai sindaci trentini: «Un progetto eseguito con la massima sensibilità e rispetto dell’ambiente potrebbe essere in grado anche di riqualificare (fruizione turistica e sportiva) un’area attualmente frequentata da pochissime persone, limitata e quasi inaccessibile, con la contropartita di migliorare la vivibilità per tutto l’habitat fluviale del Brenta e per centinaia di migliaia di persone che vengono influenzate dal suo ecosistema complessivo».
Ma il nuovo bacino, viene spiegato, porterà benefici concreti a tutti: «Gran parte del volume di invaso sarebbe dedicabile, nei periodi autunnali, a laminazione delle piene. Si ricorda che risultano a rischio di esondazione vari territori fortemente antropizzati, quali in particolare la bassa Valsugana».
Inoltre, «nel periodo estivo, invece, il bacino costituirebbe una preziosa riserva idrica per garantire nel tratto di valle il mantenimento del minimo deflusso vitale/deflusso ecologico in alveo, una più certa vivificazione dei canali interni della città di Padova, contribuirebbe alla navigabilità del Naviglio Brenta da Padova a Venezia e offrirebbe maggiore garanzia di disponibilità irrigua per un’ampia area del Veneto nei periodi di siccità».
Fra le motivazioni, anche quella - già richiamata - del fatto che la zona del Vanoi (Trentino) è praticamente spopolata: «I problemi di viabilità connessi alla realizzazione dell’opera sono già in gran parte risolti, essendo già stata realizzata la galleria del Totoga, così che la ex Strada Cortella è oggi abbandonata e chiusa al traffico. L’area oggetto di invaso è completamente priva di abitazioni».
Inoltre, ecco l’allettante possibilità per i comuni trentini: «La produzione di energia potrebbe essere messa a disposizione degli Enti locali ove è prevista la realizzazione del bacino, quale compenso per la presenza dell’opera».
Abbastanza per fugare i dubbi? Il Consorzio è convinto che ogni incomprensione verrà appianata dal fatto di trovarsi faccia a faccia in un confronto. In modo che nulla sia «calato all’alto», ma concordato con un confronto diretto.
Anche perché - si dice in Veneto - non è detto che l’opera si faccia: molti sono gli aspetti problematici (ad esempio il rischio idrogeologico dei versanti). Ed è quindi presto per creare allarmi: per ora c’è solo l’incarico al Consorzio di studiare il progetto e produrre tutta la documentazione necessaria, anche dal punto di vista tecnico. A cominciare dal confronto.