«Non siamo moderati, ma riformatori»

Dellai lancia Monti: «È il nostro capocordata, al momento giusto saprà cosa fare. Più autonomia ai territori»


di Chiara Bert


TRENTO. «Zaino in spalla. Noi montanari, quando dobbiamo affrontare un sentiero in salita, ci diciamo così. Si va tutti insieme, in cordata, seguendo un capocordata degno di fiducia». Lorenzo Dellai rispolvera una metafora già usata, quella dello della scalata, per lanciare il Monti-bis per il 2013. Ma gli oltre 6 mila della convention di Montezemolo non lo sanno e applaudono. Archiviata la breve e infruttuosa avventura nell’Api di Rutelli, ieri negli Studios di via Tiburtina il governatore trentino ha ricevuto il suo vero battesimo nazionale in vista della prossima candidatura al parlamento. Promosso tra i pochi oratori (accanto a Montezemolo, Riccardi, Olivero, Tinagli, il rettore di Perugia Stefania Giannini), seduto in prima fila tra il presidente delle Acli Olivero e il leader della Cisl Bonanni, Dellai - in cravatta rossa - si è rivolto alla sala gremita con un discorso molto politico: ha parlato di un «progetto ambizioso e di lungo periodo», della necessità di un governo stabile, di una ricostruzione dell’Italia che tenga insieme «rigore e giustizia sociale; efficienza, competizione, merito e centralità della persona; aspirazione personale e bene comune». Ha detto che bisogna andare oltre l’idea di vecchio centro e oltre il governo dei tecnici «perché sappiamo che Cernobbio non è tutta l’Italia», «serve una politica nuova, forte e popolare». «Leviamoci di dosso la parola moderati che nella migliore delle ipotesi non vuol dire niente e nella peggiore vuol dire vecchio, paludato, spento - ha incalzato Dellai - noi non siamo moderati, l’Italia non ha bisogno di moderatismo ma di dinamismo. Noi siamo riformatori, meglio e più di altri». Il nuovo mantra, ha ripetuto, è «ricostruire».

A partire dalle istituzioni. Dellai ha invocato una riforma organica, che non sia non frutto degli umori del momento: «Vogliamo uno Stato trasformato, autorevole sulle scelte di sistema e non invadente e presuntuoso, e più autonomia responsabile per la società e i territori che si muovono con serietà». Autonomia responsabile che per il presidente trentino significa «applicare anche alle istituzioni territoriali il principio del merito e delle sanzioni sul controllo della spesa. Il rigore non è colpire nel mucchio, perché così i più furbi continueranno a fare i più furbi». Per Dellai «serve un’Italia a trazione integrale che torni a vivere il valore della solidarietà e della responsabilità». In questa Italia, ha spiegato, c’è il Nord che vuole essere «modello di autogoverno responsabile e ha dei doveri forti verso se stesso, l’Italia e l’Europa». «Basta con il ridicolo folklore dei riti celtici e il federalismo pasticciato della Lega e dei suoi alleati che hanno prodotto un Nord meno autonomo e più spaesato», ha attaccato. Poi via, con la metafora dello zaino e della cordata. Per lanciare il capocordata, senza mai citarlo: «Oggi è impegnato a concludere un lavoro importante che ci ha evitato il baratro e ha ridato credibilità all’Italia, quando sarà il tempo giusto saprà cosa fare». Con altre parole, quello che aveva detto poco prima Montezemolo:«Non chiediamo oggi a Monti di prendere la leadership di questo movimento. Ci proponiamo di dare una base democratica ed elettorale al percorso iniziato dal suo governo».

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