«No alla terza preferenza presa in giro per le donne»

Bezzi e Bottamedi: «Upt e Patt non hanno alibi, votino il disegno di legge» Venerdì si apre la discussione sul ddl, ma già circolano ipotesi di mediazione


di Chiara Bert


TRENTO. «No alla terza preferenza di genere, sarebbe una presa in giro per le donne, un modo di snaturare e peggiorare il disegno di legge». Giacomo Bezzi (Forza Italia), cofirmatario con Lucia Maestri (Pd) della legge sulla doppia preferenza di genere, mette i paletti e dice no ad un tentativo di mediazione al ribasso che - spiega - «è già in corso».

Quello che approda questa settimana (verosimilmente venerdì) in consiglio provinciale è - dopo mesi di scontro frontale tra maggioranza e minoranze - un disegno di legge bipartisan. Ufficialmente è sostenuto da tutto il centrosinistra, è uno dei punti del programma di legislatura del governatore Ugo Rossi, ma nelle fila di Upt e Patt la proposta suscita - e non da oggi - molti mal di pancia, nonostante in commissione sia stata votato da tutti i consiglieri di maggioranza: prevede che nella legge elettorale per l’elezione del consiglio provinciale si passi dalle attuali tre a due preferenze, la seconda delle quali (pena la sua invalidità) dovrà essere di genere diverso dalla prima. In soldoni: si può decidere di esprimere una sola preferenza (a un candidato uomo o a una candidata donna) ma se si sceglie di dare anche la seconda, se la prima è ad un uomo, la seconda dovrà necessariamente essere per una donna (e viceversa). Altro punto del ddl che non piace a molti: la parità di genere nelle liste, che dovranno essere composte per metà da uomini e metà da donne, con candidature a pettine.

La strada per approvare il ddl appare in salita: oltre 4 mila gli emendamenti presentati. Il più duro contro la proposta è Rodolfo Borga (Civica Trentina) che ha annunciato: «Così com’è la legge non passerà mai». Ma questa volta non può contare su un’opposizione compatta. Anzi, gli schieramenti si mescolano. Con Bezzi ci sono altri due consiglieri di minoranza, Manuela Bottamedi (ex M5s ed ex Patt) e Claudio Cia (ex Civica, oggi Agire). «Con fatica alle ultime regionali ho presentato una lista con il 50% di candidature femminili», ha ricordato ieri Bezzi in conferenza stampa, «e a inizio legislatura ho presentato questo ddl che poi è confluito in un testo bipartisan con quello della collega Maestri. Il Trentino deve mettersi al passo con i tempi, nei Comuni si fa fatica». Poi incalza la maggioranza: «Nel Patt e nell’Upt stanno pensando alla terza preferenza, ma dico già che come primo firmatario mi opporrò. Sarebbe una presa in giro perché sappiamo che la terza preferenza la dà solo l’1,5% degli elettori. Il centrosinistra autonomista non ha alibi, rispetti il patto con i suoi elettori». Accusa la maggioranza di «ipocrisia» Manuela Bottamedi: «Non sono d’accordo nemmeno su un principio del loro programma elettorale, che non avvantaggia le donne ma è un principio di democrazia paritaria». E la consigliera se la prende anche con le «donne del Pd»: «Benissimo le crociate per le quote di genere, ma è importante anche l’azione politica concreta. Non ho sentito pari forza per difendere i servizi essenziali dai tagli, welfare, sanità, scuola». Anche Bottamedi boccia l’ipotesi della terza preferenza: «Peggiorerebbe solo la situazione perché frenerebbe l’ingresso del genere meno rappresentato. A quel punto meglio tenerci la legge attuale».

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