Nambino, un lungo minuto persi nell’«inferno bianco»
I dati della scatola nera confermano il “white-out” come causa dell’incidente L’elicottero forse sarà riparato, inchiesta anche sull’incidente del Monte Casale
TRENTO. Un minuto di lenta calata con il verricello, all’interno di un impenetrabile “inferno bianco”, finché il pilota dell’Agusta Aw139 della Provincia di Trento ha perso il controllo dell’apparecchio che si è ribaltato al suolo con un contraccolpo. Erano le 12 e 19 minuti quando gli strumenti di bordo dell’elicottero hanno registrato un improvviso “sbalzo” dei parametri, in pratica il momento dell’impatto, quando il velivolo era ormai vicinissimo al suolo: l’ultima altezza misurata, quattro secondi prima dello schianto, era di 9 metri.
Questi dati - che confermano la ricostruzione del pilota Andrea Giacomoni, 48 anni e 4 mila ore di volo - sono contenuti nella relazione preliminare dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, pubblicata in rete con l’obiettivo di rendere pubbliche le informazioni disponibili con finalità di prevenzione.
Per il momento la relazione (preliminare) è una semplice ricostruzione del volo da Trento (ore 11 e 56) a Nambino (a una velocità variabile tra i 240 e i 280 chilometri orari), quindi dal testo risulta un primo tentativo di atterraggio (interrotto a causa dell’effetto white out, provocato dal cielo coperto e dalla neve fresca sollevata dall’elicottero) e infine il tentativo di calare con il verricello il primo soccorritore con il cane, che si è interrotto con lo schianto a terra del velivolo. Visibilità zero. Poteva andare molto peggio rispetto al bilancio di un solo ferito grave (il medico Matteo Zucco).
Ora il lavoro degli investigatori continuerà per approfondire gli aspetti ambientali di quella giornata (che da un esame delle webcam più vicine non appare certo ideale dal punto di vista della visibilità), ma anche l’organizzazione del volo, l’addestramento dell’equipaggio ed eventuali errori umani che potrebbero essere stati determinati nel provocare l’incidente. I vertici della Provincia parlano di un “atto dovuto” e fanno sapere che l’elicottero da un primo esame risulterebbe riparabile, ma devono ancora essere approfonditi i costi e quindi la convenienza dell’operazione.
Ma quella sull’incidente di Nambino non è l’unica inchiesta aperta dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, che sta indagando anche sull’incidente accaduto sul Monte Casale dove le pale di un elicottero hanno toccato la parete di roccia durante un soccorso. Il pilota in quel caso ha fatto rientro a Trento: decisione corretta? oppure era giusto atterrare in loco visto il danno al velivolo? Lo stabilirà l’Agenzia assieme all’Enac. In Provincia si rimettono alle decisioni dei due enti. (a.s.)