«Museo in fondo al lago per il mezzo anfibio»
La proposta di Graziano Marchi, presidente del gruppo sommozzatori Riva «Il Dukw potrebbe essere collocato nella nostra sub-area a porto San Nicolò»
RIVA. «Un posto per il Dukw? Noi lo abbiamo. Sott'acqua, a 30 metri di profondità, nella nostra “sub-area” di porto San Nicolò». Graziano Marchi, presidente del gruppo Sommozzatori Riva, dopo averne parlato con il direttivo del sodalizio, è giunto alla conclusione che, se l'unico ostacolo al recupero del mezzo anfibio americano che da più di 68 anni “riposa” a 278 metri di profondità nell'alto Garda, è davvero quello che nessuno saprebbe dove metterlo una volta tirato a secco, i subacquei di Riva possono dare una mano a trovare la soluzione giusta.
La storia è quella ormai nota del grosso mezzo anfibio della 10h Mountain Division statunitense che il 30 aprile 1945 si inabissò a sud di Torbole con l'annegamento di 24 dei 25 militari che c'erano a bordo. Un naufragio drammatico e un inabissamento del mezzo la cui localizzazione, nei fondali gardesani circa 3500 metri a meridione della foce del Sarca, è recentissima. Il sofisticato robot dei Volontari del Garda di Salò, dopo lunghissime ricerche, ha rintracciato il Dukw il 10 dicembre del 2012 e da allora lo stesso gruppo – pronto ad eseguire il recupero con l'aggancio filoguidato dell'anfibio e il successivo innalzamento in superficie da un pontone galleggiante – sta bussando a parecchie porte per proseguire nel progetto: la Provincia, la Comunità di Valle, i Comuni e perfino il Museo Storico della Guerra di Rovereto. «Sembra proprio - spiega Graziano Marchi - che a bloccare l'operazione sia la difficoltà di trovare un alloggiamento del grosso mezzo. Noi un'idea ce l'abbiamo e siamo disponibili a collaborare, ovviamente con gli eventuali nullaosta necessari. Nella nostra “sub-area” abbiamo già la statua del Cristo Silente, che a 15 metri di profondità è la meta classica per i brevetti di primo grado. Il Dukw potrebbe essere collocato in un pianoro situato 30 metri sotto la superficie del lago: sarebbe la meta ideale per i brevetti di secondo grado. Potrebbe diventare un altro elemento di valorizzazione di una palestra subacquea già meta di 15-20mila immersioni all'anno, significative anche dal punto di vista turistico».
Il recupero ottimale del Dukw, per i sommozzatori rivani, è insomma quello di restituirlo agli abissi, ma in luogo raggiungibile. «L'ideale sarebbe - conclude Marchi - tirarlo in superficie, metterlo in mostra per un paio di mesi a porto San Nicolò, bonificarlo e quindi portarlo come una sorta di “monumento” a 30 metri di profondità. Per un progetto di questo tipo noi offriamo la massima disponibilità». Tra l'altro per l'ancoraggio del Dukw e la messa in sicurezza nella “sub-area” i sub rivani potrebbero chiedere una mano alla Scuola Palombari della Marina Militare di La Spezia con la quale sono ormai in eccellenti rapporti di collaborazione da tre anni. Un aiuto non da poco e probabilmente a costo zero.
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