Morti in culla e suicidi, i punti critici

Lo stato della sanità: al top le cure cardiache, male la terapia del dolore


Sandra Mattei


TRENTO. La sanità trentina è al top per la cura delle malattie cardiocircolatorie, e così la speranza di vita della popolazione è tra le più alte d'Italia (78,8 anni per i maschi, 85 per le femmine), mentre presenta dei punti critici per le cure palliative, la mortalità per suicidi e la mortalità infantile che, se è tra le più basse fino al sesto giorno di vita, è sopra la media entro il primo anno di vita.

Questi i risultati dell'analisi delle prestazioni dell'Azienda sanitaria provinciale, riferiti al 2009, ottenuti con un sistema di valutazione elaborato dalla Scuola superiore di Sant'Anna di Pisa, al quale la Provincia di Trento ha aderito. Un network di regioni (nove) che hanno adottato gli stessi indicatori per analizzare la qualità dei servizi sanitari e per monitorarli, in modo da individuare eccellenze e criticità e poter così migliorare.  Ieri la presentazione del rapporto del sistema sanitario 2010 e del confronto con le altre regioni, che si è tenuta all'ospedale Santa Chiara ed ha coinvolto i vertici provinciali (l'assessore Ugo Rossi e il direttore generale dell'Azienda provinciale Luciano Flor), oltre a medici ed operatori della sanità. A presentare i risultati dell'analisi comparata, Sabina Nuti, che ha avviato sperimentalmente il sistema nella regione Toscana nel 2002. Un'analisi che mette in luce le eccellenze, ma anche gli aspetti da migliorare. Partiamo da quest'ultimi.

Mortalità infantile. Si tratta di uno degli indicatori più efficaci per valutare l'assistenza ostetrico-neonatale e le condizioni socio-economiche e della qualità delle cure materne. Pur essendo la provincia che ha la minore percentuale di parti cesarei e tra quelle con il tasso di mortalità tra i più bassi entro il sesto giorno di vita, la media sale per i deceduti nel primo anno di vita (nel 2009 sono stati 3).

Suicidi. L'Oms considera il suicidio tra le prime 20 cause di morte. Il Trentino è sopra la media interregionale (39 i casi nel 2009, rispetto ai 35 del 2008 e ai 37 del 2007).

Terapia del dolore. Il dato riguarda il consumo giornaliero di farmaci oppioidi, che in Trentino è inferiore alla media delle altre regioni (preso come 1.01 la dose media per mille abitanti al giorno, il Trentino è a 0.87).

Tossicodipendenze. In aumento gli utenti del Sert: nel 2009 sono stati 1.741 (77.855 le prestazioni), nel 2008 1.611 (69.930), nel 2007 1.579 (69.091).

Operazioni al femore. Siamo la provincia con la percentuale più bassa (29% contro la più alta, quella di Bolzano 84%) di femori operati entro i due giorni dall'ammissione. Gli ortopedici spiegano che i tempi di attesa possono dipendere anche dalle complicanze del paziente e dall'accordo che si prende con l'anestesista.

Mobilità. E' un'altra delle voci critiche dalla sanità trentina. C'è una mobilità attiva (79% di ricoveri e 9% della specialistica) e quella passiva (per prestazioni come trapianti che non si fanno in provincia: 80% ricoveri, 11% specialistica). Pur migliorata negli ultimi anni, la mobilità tra il '97 e il 2009 ha pesato sull'Azienda per 19 milioni di euro.  Passiamo alle eccellenze.

Malattie circolatorie. Rappresentano il 40,5% delle cause di morte, in Trentino decessi stabili (1.822 nel 2009, 1.845 nel 2008) e sotto la media.

Speranze di vita. Se la media interregionale è di 84 anni per le donne e di 78.5 per gli uomini, in Trentino è rispettivamente di 85 e di 78.8.

Prestazioni mediche. Siamo primi per la degenza per interventi chirurgici programmati, rispettando la regola di un giorno al massimo.













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