Monti: «Tuteleremo la vostra autonomia»

Il premier a Trento: «Contro la nostra lista una polemica senza senso Per voi si apre una stagione nuova, basta parlare di privilegi»


di Chiara Bert


TRENTO. I sacrifici non sono finiti, l’impegno al pareggio di bilancio richiederà il contributo di tutti, ma l’autonomia del Trentino Alto Adige sarà garantita. Parola di Mario Monti, il presidente del consiglio e leader di Scelta Civica che nel suo tour fittissimo in giro per l’Italia ieri ha fatto tappa a Trento, al centro congressi Interbrennero, dove ha incontrato Lorenzo Dellai e gli altri candidati della sua lista e dove ha partecipato a un convegno dedicato alle terre di montagna. Monti, accompagnato dalla moglie Elsa che ormai lo «scorta» in questa campagna elettorale, era naturalmente atteso al varco sul tema caldo dell’autonomia, lui che nell’ultimo anno ha guidato un governo tecnico che con la Provincia di Trento (e di Bolzano) è entrato a più riprese in rotta di collisione. Il professore ha avuto parole di rassicurazione sul rispetto delle prerogative sancite dallo Statuto, quelle che Dellai e gli altri candidati attendevano con ansia per dichiarare chiusa la polemica tra chi è autonomista e chi non lo è. Ma Monti ha risposto anche ad altre domande, dalla crisi economica alle ricette per la crescita, fino all’accordo del centrosinistra autonomista in Trentino che coinvolge anche il candidato montiano Vittorio Fravezzi (vedi articolo nella pagina a fianco, ndr).

Presidente Monti, c’è chi l’accusa di essere stato nemico delle autonomie nell’ultimo anno. Cosa risponde?

So che nel dibattito locale da qualche parte politica vengo additato così e che intorno a questo si gioca anche una polemica contro la nostra lista. Oggi sono qui anche per dire che si tratta di una polemica senza senso. Avrei sicuramente potuto essere più vicino alle autonomie se non avessimo dovuto in 15 giorni, a dicembre 2011, fare in grande fretta quel decreto Salva Italia che aveva l’obiettivo di salvare finanziariamente l’Italia e ci ha costretti a smussare molti angoli per ragioni di rapidità. Avrei voluto essere in grado di confrontarmi di più e di lavorare meglio insieme. La condizione drammatica di emergenza non ha sempre consentito di trovare tempi e luoghi di discussione e di accordo. Ho già detto più volte, e oggi lo ribadisco, che di questo mi rammarico e mi impegno a condividere con voi le scelte che faremo in futuro.

Che futuro immagina per l’autonomia del Trentino Alto Adige?

Il vostro impegno è sempre stato ed è quello dell’autonomia responsabile. Occorre superare il fallimento di un federalismo pasticciato che ha deluso le aspirazioni delle popolazioni del Nord. Questo fallimento ha reso lo Stato meno autorevole, le Regioni ordinarie meno autonome e i cittadini più insofferenti alla politica. Ma il vostro sistema di autonomia non è figlio di questa cultura, ma di un accordo internazionale, ha una base molto solida. Nella riforma del titolo V della Costituzione ci impegneremo a non ledere i principi costituzionali del vostro statuto.

Ritiene percorribile la strada dell’autonomia integrale per Trento e Bolzano che chiedono di assumersi direttamente ulteriori funzioni con le relative spese oggi a carico dello Stato?

Su questo credo che occorra una riflessione più approfondita di quella che io ho fatto fino a questo momento. In ogni caso si apre una stagione nuova anche per la vostra autonomia. Forse, da parte vostra, non servono più o non sono più molto efficaci atteggiamenti solo difensivi. Forse serve il coraggio di prospettare nuovi scenari anche innovativi che producano un salto di qualità nella natura del vostro autogoverno.

In questa fase di recessione gli enti locali chiedono un allentamento del patto di stabilità per rimettere in moto lo sviluppo. Secondo lei questo è possibile?

Questa è un’esigenza molto diffusa presso molti Comuni virtuosi. Forse tutti si considerano tali, ma molti lo sono davvero. Una delle cose che possono essere pensate e spero fatte sull’arco dei prossimi 5 anni è una migliore articolazione che riconosca la virtù dei Comuni virtuosi e li spinga ad essere tutti più virtuosi.

La crisi edilizia morde anche in Trentino. Quali contromisure propone nel suo programma?

Si può immaginare qualche misura per agevolare l’edilizia, che è una delle industrie portanti del nostro Paese in questa fase in cui il mercato delle costruzioni ha molto sofferto. Proporremo di allungare fino a fine 2014 o al 2015 i tempi per le deduzioni fiscali relative alle ristrutturazioni, estendendole anche agli arredi. Questo permetterebbe un rilancio dell’edilizia e anche che una certa parte di industria italiana, come quella degli arredi, che ha sofferto e ha dovuto basarsi solo sulle esportazioni, possa ritrovare fiato. Pensiamo a provvedimenti senza conseguenze pesanti per la finanza pubblica che aiutino a rimettere in moto il volano dell’economia.

Lei oggi è intervenuto a un convegno sulle Terre Alte, da cui è arrivato un forte appello a non lasciar morire i territori di montagna. Come si può fare?

Io sono profondamente convinto che dalle Alpi può partire uno sviluppo più solido, perché fondato su valori condivisi, e duraturo, perché figlio di una partecipazione convinta e responsabile di tutta la comunità. Uno sviluppo amico e non nemico della natura. L’ambiente non è un ostacolo ma una leva dello sviluppo.

Sono le 17 quando Mario Monti incontra i candidati di Scelta Civica. Il professore ha solo pochi minuti, non c’è tempo per il discorso tutto incentrato sull’autonomia che avrebbe dovuto pronunciare. Lo consegna ai candidati, dentro ci sono citati due trentini, Alcide De Gasperi (punto di riferimento essenziale sia per lo stile dei suoi comportamenti privati e pubblici, sia per i valori e la visione che lo hanno guidato in una difficilissima fase storica») e Beniamino Andreatta («insigne economista e politico, il cui rigore morale è molto mancato durante gli anni della dissennatezza finanziaria che l’Italia ha attraversato»). Monti è già sull’auto che lo porterà a Milano, per partecipare alle «Invasioni barbariche» di Daria Bignardi. In campagna elettorale la televisione chiama e così il professore riprende la via delle Terre Basse.

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