Montagna, in vent'anni agricoltori dimezzati
Trento, i dati nazionali diffusi dal Dossier Coldiretti: 320.000 le aziende che hanno chiuso i battenti
TRENTO. Nel giro di vent'anni le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne italiane si sono praticamente dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, con un crollo che ha costretto 320.000 aziende agricole a chiudere i battenti, togliendo un'opportunità di reddito vitale a dipendenti e familiari che lavoravano all'interno delle imprese montane. Emerge dal Dossier Coldiretti, presentato alla mobilitazione di migliaia di agricoltori e boscaioli scesi in piazza a Trento per evidenziare il degrado dei boschi.
«In montagna più di un agricoltore su due (53%) - sottolinea la Coldiretti - ha abbandonato l'attività nell'arco di vent'anni, determinando la scomparsa di 2,2 milioni di ettari di superficie agricola, con il territorio esposto al dissesto e 'aggreditò dai boschi, secondo le elaborazione sui censimenti Istat. Il rischio concreto è lo spopolamento della montagna anche dalla presenza degli allevamenti, che hanno garantito fino ad ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio economico delle aree più sensibili del Paese perché - spiega la Coldiretti - quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l'abbandono e il degrado spesso da intere generazioni. Insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare - precisa la Coldiretti - il ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali».
«Il risultato - sostiene la Coldiretti - è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l'88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 1.640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3.898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%». «Non basta - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - celebrare il valore del paesaggio negli esami di maturità come è stato fatto giustamente quest'anno ma occorre ricordare che esso dipende soprattutto dall'agricoltura che copre il 55% del territorio italiano e ne disegna in modo.