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Monossido, quattro in camera iperbarica

Intossicata a Storo una famiglia di origini marocchine. Periti al lavoro su uno scaldabagno a legna


di Aldo Pasquazzo


STORO. Marito, moglie e due figli minori, tutti di origini marocchine, residenti in via Trento a Storo, sono ricoverati nel reparto di terapia iperbarica dell'ospedale San Maurizio di Bolzano. Un primo referto medico parla di principio di intossicazione provocata da monossido di carbonio, attribuibile presumibilmente ad un difettoso funzionamento dello scaldabagno a legna dislocato nella stanza bagno.

Il fatto si è verificato nella notte tra domenica e lunedì quando i genitori hanno lamentato dei primi sintomi di intossicazione. Ambedue, anzichè chiamare i soccorsi, hanno raggiunto in auto l'ospedale di Tione lasciando in custodia i figli, rispettivamente di 6 a 4 anni, ad una cognata. È stato allora che i medici resisi conto di quanto avvenuto e sapendo della presenza anche dei bambini in casa, hanno allertato i soccorsi. Nel volgere di pochi minuti anche i minori sono stati portati in ospedale con l'ambulanza dei volontari di Storo, mentre all'interno dell'appartamento confluivano i vigili del fuoco di Storo e una pattuglia del corpo di polizia locale composta da Guido Carraro e da Tatiana Carru .

L'edificio, di vecchia costruzione, si trova in via Trento lungo una delle rampe che da casa Pasi porta in direzione della chiesa. Sono case per lo più semi abbandonate, che vengono affittate a stranieri. Nel vicinato, comunque, un certo timore c'è, provocato dal fatto che spesso e volentieri si vedono vapore e fumo uscire da quelle finestre. Che si tratti dell’ effetto della cottura di bolliti vari o di combustione non si sa quanto in sicurezza di legna o altro, i vicini ovviamente non lo sanno.

«Da quanto hanno rilevato i colleghi - dice il comandante del corpo di polizia locale Stefano Bertuzzi - l'ipotesi più probabile di causa dell’intossicazione è il cattivo funzionamento dello scaldabagno a legna sistemato nel reparto servizi, dove è stato rinvenuto il contenitore d'acqua ancora caldo. Con tutta probabilità il monossido sarebbe partito da quell'impianto a legna anche se al momento sono in corso verifiche da parte dei vigili del fuoco del corpo permanente di Trento». E su quel boiler si sono di fatto concentrati gli approfondimenti espletati nella tarda mattinata di ieri dai periti.

«La famiglia nord africana, il cui capofamiglia lavora in un'azienda contadina, lì dentro vive da circa un anno» dice il proprietario. Il padrone di casa assicura che al momento della stesura del contratto d'affitto l'impianto era a norma ed efficiente. Se poi loro ci hanno apportate delle modifiche questo proprio non lo so. Toccherà ai periti verificarlo».

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