Michaela, da segretaria a sottosegretario
La ragazza “anonima” che divenne consigliera di Frattini e fan di Silvio. «Pancia a terra e coltello tra i denti». Come Kill Bill
I biografi bolzanini sostengono che quando era alle medie, se solo qualcuno avesse detto, in un momento di euforia: “un giorno Michaela Biancofiore sarà sottosegretario”, gli avrebbero riso in faccia tutti. Ma se siamo sinceri, dobbiamo ammettere che molti si sarebbero messi a ridere anche l'altro ieri.
Certo è che allora, primi anni Ottanta, nulla faceva presagire una gran carriera di quella ragazza, un po' anonima, che nascondeva gli occhioni dietro due fondi di bottiglia e che vestiva un po' così. Una caratteristica però già l'aveva, e non l'avrebbe mai persa: lei era una “generalessa”. Poco seguito alle medie, sì, ma dopo si sarebbe ampiamente rifatta. E comunque la politica già la masticava, con il padre che l'accompagnava, piccina, a sentire i comizi di Almirante, facendole pregustare il mito del capo, qualcosa che avrebbe capito bene soltanto più tardi, quando avrebbe incontrato il capo vero. Che a un certo punto le sembrò potesse essere quel giovane elegante e garbato, che tirava stilettate alla Svp come fossero siluri di piombo ricoperti di cioccolata, che di nome faceva Franco Frattini, dalla carriera folgorante, già consigliere di Stato (per concorso) nonché consigliere (per nomina) del vicepresidente del consiglio Claudio Martelli, e che Michaela conobbe poco dopo, quando era appena sbocciato come fiore all'occhiello dei ministri berlusconiani. E quando lo conobbe, Michaela era già un'altra donna. Non più la fanciulla scialba delle medie che i coetanei ricordano: Michaela si era trasformata. Lei che, come ha confessato nella sua recente autobiografia, aveva avuto un'infanzia “povera, senza appoggi e sostanzialmente dura”, cercava con ostinazione il riscatto. E aveva imparato a imporre le sue idee anche attraverso il fisico: con quella camminata decisa, ad ampie falcate, con quelle gambe che s'allungavano dentro pantaloni sempre più attillati, e poi i capelli legati, biondissimi, i gesti marcati, tutte impronte che non puoi non vederle. Così a Bolzano, ovunque andasse, c'era un nugolo di uomini che la seguiva e lei rideva e sapeva comandare un po' a tutti. Ma la politica, si sa, è una cosa diversa. Così le dicevano. Eppure lei era convinta che la volontà era la prima arma: lei, qualsiasi cosa dovesse fare, era “pancia a terra e coltello tra i denti”. L'aveva imparato negli anni, fra delusioni e sconfitte, e ora non voleva più perdere. E allora avanti, pancia a terra e coltello fra i denti. Così quando se la trova di fronte Adriano De Benedetto, imprenditore di quelli col fiuto, tanto che lo chiamano “berluschino”, ne riconosce la straordinaria determinazione e prova a darle consigli e lezioni di economia. Prova, diciamo, perché Michaela non è che l'economia sia il suo forte, tanto che addirittura qualche mese fa (in novembre) è incappata in tivù in quella frase dei cappuccini (“la crisi, che proprio mentre venivo qui, alle 10, ci stavano le persone al bar che prendono il cappuccino, vorrei sapere la gente che fa a quell'ora perché non lavora”).
Ma se di economia non è ferratissima (e chi lo è d'altronde, di questi tempi, con nobel e tecnici che inciampano a ripetizione), Biancofiore è certo più forte nelle politiche estere, visto che è stata consigliere per le autonomie locali del Ministro della funzione pubblica prima del Ministro degli esteri poi. E con Frattini - sì, ovvio, era lui il ministro degli esteri in questione – il rapporto straordinario di fiducia è stato fortissimo. A fine anni Novanta lo seguiva ovunque, ne era la segretaria-consigliera “h24”, come direbbe Maroni, e dovevi passare da lei se volevi contattare Frattini. E lei, era un filtro perfetto, che i “rompi” sapeva tenerli lontani, e intanto, con la benedizione e i sorrisi del ministro, si prendeva pian pianino prima tutta Forza Italia, poi – dopo lunghe guerre intestine – anche il Pdl. Ma in questo caso è stato tutto “merito” suo. Innanzitutto grazie alla sua ostinazione. Poi grazie alla fede incrollabile in Silvio. Il vero capo. L'uomo – politico – della sua vita. Che è quello il primo punto assoluto. Che quando parlano di amazzoni e la mettono sullo stesso piano della Santanché non sanno di cosa parlano. Che lei, Michaela, non ha voltato le spalle al cavaliere neppure per un secondo. Che lei, ragazzi miei, è stata l'unica ad andare sotto Palazzo Grazioli a manifestare solidarietà al “povero” premier dimesso con alcuni giovani bolzanini mentre il mondo lo scaricava nel novembre 2011: tutti contro Silvio, ma lei no, lei era lì, a Palazzo Grazioli, alla faccia di tanti piccoli e grandi sultani del Pdl. E poi l'ha difeso sempre, su tutto, anche sulla nipote di Mubarak. E quando era indifendibile lei non si è scoraggiata, ha detto semplicemente: "E vabbè, Berlusconi ha il difetto di amare le donne, ma almeno non è come Marrazzo che va a transessuali, lui è un uomo normale". Eccola Michaela. Davvero un “bianco-fiore” per Silvio. Questa sì che è fedeltà al capo. Ma a Bolzano e a Trento il capo adesso è lei. Sì, certo, la decapitazione dei trentini (vedi de Eccher), tanti “cadaveri politici” lungo il percorso (mica solo la lotta con Holzmann), e fior-fiore di sciabolate contro tanti presunti “amici” che se le danno una katana sembra uguale uguale a Kill Bill, ma il capo è lei, in-di-scu-ti-bil-men-te.
Eppure molti ancora ricordano Michaela là, in piazza del tribunale, mentre ride in quella foto con Silvio che alza il dito medio. E che proprio allora fu ribattezzata “la biondona” da Enzo Biagi, quasi fosse il prototipo della “berlusconiana senza cervello”. E adesso pensa, ironia della sorte, dove si trova lei: adesso Michaela è sottosegretario alle pari opportunità. Le pari opportunità, capito? Anche se – ieri lo ha detto insistentemente – lei è molto motivata anche su un'altra parte della delega: le politiche giovanili, “Sì, questo è il mio impegno, perché sono proprio i giovani che soffrono di più per gli effetti della crisi”. E lei ha cominciato già da qualche mese a pensare ai giovani. Da quando ha dato il Pdl di Bolzano in mano a un diciannovenne. Ma ora par di capire che è stato inopportuno darle le pari opportunità? Letta non ha retto 24 ore. E gli ha tolto la delega, “derubricandola” alla Pubblica amministrazione. E alla semplificazione. Semplificazione?