Medici contro l’Azienda sanitaria
Nel mirino il regolamento su attività esterne. Ioppi: «Non siamo sudditi, violata la nostra vita privata»
TRENTO. I medici all’attacco dell’Azienda sanitaria, contro il nuovo regolamento sull'autorizzazione allo svolgimento di attività e incarichi esterni che entrerà in vigore dal 1° luglio. «Con le nuove norme ogni dipendente viene schedato in sua ogni attività pertinente e non pertinente alle mansioni lavorative: si tratta di una violazione della vita privata», scrive in un durissimo comunicato stampa il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi. Che denuncia: «Da parte dell’Azienda non vi è alcuno stimolo che porti i lavoratori a onorare e amare la loro professione: l’ente burocratico minaccia punizioni e cala ordini dall’alto».
Il regolamento nasce con l’obiettivo di dare una stretta ai doppi incarichi (anche se gratuiti), alle consulenze esterne e in generale al doppio lavoro (a meno che il dipendente non sia contrattualizzato con un contratto part time) dei 7 mila dipendenti della sanità trentina. È ovviamente disposto il divieto di avere altri rapporti di lavoro dipendente, pubblici o privati, ma anche di svolgere attività imprenditoriale. Ma ciascun dipendente - avverte Ioppi - «sarà obbligato a comunicare all’Azienda ogni suo interesse: l’iscrizione a qualsiasi associazione o attività, a gruppi di interesse o associazione di volontariato, l’appartenenza a gruppi ludici o sportivi, eventuali collaborazioni con giornali o riviste. Insomma, qualsiasi cosa. Quindi, l’Apss vestirà i panni di giudice e valuterà la compatibilità di tale attività con lo svolgimento della mansione lavorativa».
Chi omette di dichiarare le attività extra lavorative rischia una sanzione disciplinare: saranno possibili controlli a campione.
Ma per l’Ordine dei medici le nuove regole si configurano come «una vera e propria invasione della privacy». «Nessuno ha nulla in contrario sulla prevenzione di conflitti di interesse e corruzione, ma con queste norme l’Azienda va in maniera pesante a limitare la libertà delle persone. E, anche se non ci fossero gli estremi per appellarsi alla legge sulla violazione della privacy, è normale ed ovvio che ogni dipendente si senta violato ed offeso nella sua persona».
Il presidente lamenta anche «il tono poco consono utilizzato nei 22 articoli del regolamento», dove «prevalgono il clima di controllo, di inquisizione e di schedatura, le frasi intimidatorie e le formule d’obbligo verso i dipendenti, “è assolutamente vietato”, “si disciplina”, “si fa divieto”, “si obbliga”», formule che secondo Ioppi «vanno decisamente in contrasto con i compiti del nostro Ordine». «Il ruolo dell’Ordine dei medici - avverte - è di stimolare in ciascuno il senso di responsabilità e di appartenenza, oltre ad aiutare ogni medico a compiere nel modo migliore la sua professione evitando ogni possibile conflitto di interesse. Tuttavia gli strumenti da impiegare sono quelli partecipativi: la minaccia è esclusa. È quanto mai pericoloso che un’azienda si assuma il ruolo etico e di indirizzo comportamentale, prerogativa degli Ordini, usando termini punitivi e calando fredde norme dall'alto. In un’azienda sana e florida il capitale umano non deve essere considerato un peso, ma una risorsa da valorizzare secondo i principi dell’autonomia e della responsabilizzazione, non certo della sudditanza».
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