Giovani agricoltori

Marco e l’amore per le mele oggi con una coltivazione 4.0

Marco Cristan, giovane frutticoltore di Sporminore, a 24 anni gestisce insieme al padre l'azienda di famiglia: 5 ettari tutti coltivati a meli. L'attenzione al risparmio d'acqua e la lotta agli scopazzi


Carlo Bridi


SPORMINORE. Oggi raccontiamo la storia di Marco Cristan, giovane frutticoltore di Sporminore, in Val di Non. Un ragazzo che pur avendo solo 24 anni ha idee molto chiare sul suo futuro di frutticoltore, con grande attenzione al tema della sostenibilità.

«Certo - spiega - considerato che quasi tutti gli appezzamenti della nostra azienda sono in zone scoscese, è molto difficile pensare a una scelta di agricoltura bio, perché durante il periodo primaverile, in caso di frequenti piogge, è impossibile entrare con trattore e atomizzatore in terreni scoscesi, perché si mette a rischio l’incolumità personale». In compenso ha grande attenzione anche nei tempi dello sfalcio, che cerca di fare nei periodi più indicati per non danneggiare gli insetti pronubi, a partire dalle api.

Diplomato alla scuola professionale indirizzo frutti-viticolo dell’Istituto Agrario di San Michele, Marco è un giovane che non ha mai avuto dubbi sul fatto che dopo gli studi si sarebbe inserito a tempo pieno nell’azienda.

Perché questa scelta netta? «È innanzitutto la grande passione trasmessa da papà Claudio che mi ha portato qui». Appena diplomato, Marco ha aperto la partita IVva che gli ha permesso anche di accedere al premio d’insediamento. «Con il premio ho acquistato un carro adatto alla raccolta anche in terreni non pianeggianti, cosa che mi ha fatto subito abbassare i costi, perché la raccolta delle mele con il carro permette una resa molto maggiore della manodopera».

Una bonifica agraria, in seguito, gli ha permesso di ampliare l’azienda. Se le partite Iva sono separate, la gestione di fatto è condivisa con papà. L’azienda ha una superficie di 5 ettari tutti coltivati a meli e tutti di età molto giovane.

«Fino al 2015 avevamo anche la stalla e mio papà era vice presidente del caseificio, poi l’abbiamo chiusa. Le piante più vecchie hanno 16 anni, ma il rinnovo è stato costante perché abbiamo seguito le indicazioni di Melinda sul fronte varietale. Ecco allora che a fianco della classiche Gala, Renetta Canada e Golden Delicious abbiamo messo a dimora la Evelina, la Yoi, la Morgana e la Fuji. Quindi un assortimento varietale che Melinda alla quale aderisce il nostro consorzio del Lovernatico, il COL, sa valorizzare nel migliore dei modi». L’azienda è tutta irrigata a goccia -con un consistente risparmio d’acqua- e tutta la produzione è coperta da polizza assicurativa contro grandine e gelo primaverile.

Ora Marco sta valutando con papà anche l’adesione ai fondi mutualistici di recente introduzione a garanzia del reddito. Ma l’agricoltura 4.0 è entrata anche nella gestione del parco macchine: l’ultimo trattore acquistato è della serie più moderna, un mezzo con mille accorgimenti.

Fra i progetti futuri di Marco c’è quello di prestare grande attenzione all’innovazione colturale e di processo secondo le indicazioni di Melinda che è sempre scrupolosa, a 360 gradi. «La gestione dell’azienda comporta molta attenzione, ora, per esempio, assistiamo ad un ritorno preoccupante degli scopazzi anche se i nostri impianti sono tutti giovani. Ecco perché in questi giorni stiamo facendo il trattamento peraltro obbligatorio contro le psille, che sono i vettori della fitoplasmosi degli scopazzi».

A 24 anni c’è anche un sogno nel cassetto, è chiaro: «È quello che la nostra attività di frutticoltori sia adeguatamente redditizia, così da poter assicurare in azienda tutte quelle innovazioni necessarie senza compromettere il reddito». Alla classica domanda se è pentito della scelta, la risposta è netta e senza tentennamenti: «Assolutamente no, la rifarei ancora oggi, dopo 5 anni».

La sua capacità imprenditoriale, assieme ad un innato senso di socialità, lo ha portato ad essere chiamato a far parte pur così giovane, del Cda della sua cooperativa, la COL. È anche membro attivo di Coldiretti Giovanimpresa e al prossimo congresso si candiderà per entrare nel comitato provinciale di quel movimento giovanile che da quasi 70 anni è al centro delle organizzazioni giovanili del mondo agricolo: il movimento Giovani di Coldiretti.

Nel tempo libero, Marco è anche vigile del fuoco volontario del gruppo di Sporminore e segretario del gruppo. La sua apertura verso gli altri mondi, cominciando da quello del turismo, lo ha portato anche ad assumere la presidenza della locale Pro Loco.

«Mi piacerebbe anche avere altri hobby, ma posso permettermi solo qualche sciata d’inverno perché in estate l’impegno in azienda è totale» racconta.

Sporminore è rimasto uno dei paesi più agricoli del Trentino, su 700 abitanti vi sono 30-40 aziende e all’interno di queste, almeno una decina di giovani. «Fra di noi c’è una bella intesa, e spesso ci diamo una mano vicendevole anche con la costituzione di una squadra di potatori. Ma io - conclude Marco - ho anche diversi amici non contadini, con loro non parlo mai di lavoro».

 













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