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«Marcia per Otty», a Trento la protesta contro i bocconi avvelenati

Il sit in di proprietari di cani per sensibilizzare sui rischi di questa odiosa pratica. Ornella Dorigatti (Oipa): «Bisogna vietare la vendita di sostanze letali e inasprire le pene»


di Daniele Peretti


TRENTO. In corteo per ricordare Otty e tutte le vittime sia domestiche che selvatiche dei bocconi avvelenati: una casistica che al termine del 2015 è aumentata del 72% rispetto all'anno precedente. Ma ben di più è aumentata la cattiveria di chi quei bocconi assassini li confeziona: dentro ad invitanti involtini o polpette si nascondono veleni diversi per rendere più difficili le operazioni di soccorso, ma anche chiodi e vetro.

Vengono lasciati senza remore non solo nei boschi, ma anche nelle aree urbane - il punto critico del momento è Besenello - e perfino nelle aree cani. «Purtroppo - ci fanno osservare le guardie zoofile - spesso si tratta di vendette trasversali: si colpisce il cane, ma il vero obiettivo è il suo padrone. Nel caso di Otty i bocconi sono stati lanciati all'interno della proprietà. Mentre nei boschi l'obiettivo sarebbe quello di colpire i competitori come lo possono essere le volpi, dei cacciatori ma l'effetto non è e non può essere, circoscritto».

Il perché lo spiega Ornella Dorigatti delegata Oipa: «Chiediamo l'applicazione dell'ordinanza del 2008 tra l'altro scaduta, che limitava la libera vendita delle sostanze velenose. Oggi l'acquisto è troppo facile e non è per nulla vero che si possa utilizzare il boccone in modo mirato: non servono particolari contenitori, ma nemmeno l'uso di sostanze amaricanti. Il cibo avvelenato è un pericolo per tutti e prima o poi farà vittime anche tra i bambini e gli uomini.

Abbiamo seguito un caso che fortunatamente si è concluso in modo positivo: un cane ha impiegato un anno a guarire completamente, pur avendo solo leccato un boccone avvelenato». E nel caso in cui il nostro animale domestico lo mangi? «Non esiste una prassi di pronto soccorso - risponde la veterinaria Barbara Caneppele - l'unica cosa utile può essere quella di farlo vomitare, ma bisogna contattare un veterinario anche attraverso il 118 che segnala quello reperibile. Purtroppo è quasi impossibile insegnare ad un cane a non avvicinarsi al cibo abbandonato, perché è sufficiente leccarlo per intossicarsi».

Per protestare, ma anche per sensibilizzare l'opinione pubblica ieri mattina si sono ritrovati in piazza Duomo una cinquantina di proprietari con cani al seguito che hanno poi raggiunto i giardini di piazza Dante dove era stato allestito un punto di ristoro e dove si sono aggiunte anche cittadini che hanno preso parte al sit in di protesta. La presenza di Lucia Coppola nella duplice veste di politica e di proprietaria di un cane e dell'assessora Marika Ferrari, fanno sperare in un impegno della politica per circoscrivere un fenomeno che sta diventando sempre più pericoloso.













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