Magnani silurato a Cles, ma può riscattarsi con l’Upt
Voleva fare il presidente della Casa di Riposo ma i cugini clesiani hanno preferito la Demagri. Era pronto a dimettersi dal consiglio. Ma ora torna il vecchio amore: la Margherita
Mario Magnani era pronto a dimettersi da consigliere provinciale per presiedere una casa di riposo. Quella di Cles. ma non aveva fatto bene i conti.
L’ex assessore alla sanità e attuale consigliere provinciale Mario Magnani, infatti, era piuttosto consapevole del suo pedigree. E pensava che potesse fare la differenza. Anzi, gli sembrava quasi un’ovvietà. Piano, mica che Magnani sia uno sprovveduto, tutt’altro. Il veterinario di Taio aveva tessuto una serie di alleanze - com’è d’uopo - e contava molto sulla vicinanza della sindaca di Cles, Maria Pia Flaim. E sempre lui, Magnani, si era molto prodigato per ottenere il via libera dalla giunta provinciale, perché per correre alla presidenza di una casa di riposo (e anche al posto di consigliere di amministrazione) occorre il placet di lor signori in piazza Dante. Caspita, il pressing di Magnani al buon Ugo Rossi, l’assessore di riferimento (che poi si potrebbe dire che è il suo “successore”, anche se in mezzo c’è stato Andreolli) era stato di quelli costanti, di quelli che non mollano la preda, perché Magnani, come è noto, ora capeggia anche un’associazione che vuole rifondare alcuni valori in politica. Valori, eh, sia chiaro. Insomma, si discuteva di politica e di indirizzi amministrativi, ecco, ma Rossi faceva melina e l’autorizzazione pareva non arrivasse mai. Finché Magnani è sbottato persino in aula, in consiglio provinciale, sostenendo che poteva anche non votare la finanziaria. Alla fine Rossi ha firmato il via libera. E Magnani ha cominciato a concentrarsi sulla Apsp di Cles. Dapprincipio Magnani ha preparato le sue dimissioni; sì, sì, già belle e confezionate, scritte di tutto punto e tenute sulla sua scrivania al gruppo misto, perché tra consigliere di amministrazione (tanto più presidente) di una casa di riposo e consigliere provinciale c’è incompatibilità. E Magnani, figuriamoci, era pronto a lasciar perdere tre mesi di indennità da consigliere, in cambio della presidenza della Casa di Riposo. Tanto più che la presidenza di Cles poteva aprirgli la strada alla presidenza dell’Upipa, cioè l’organismo che riunisce tutti i presidenti di Civiche case di riposo (perché - queste almeno sono le voci di corridoio - l’attuale presidente dell’Upipa, Antonio Giacomelli potrebbe candidarsi con il Patt e diverrebbe a sua volta incompatibile...). Insomma, avanti con Cles. Ma anche lì son cominciate le tribolazioni. Altro che passeggiata, altro che pedigree. Gliel’han fatto vedere i clesiani il pedigree. Al punto che lo stesso Magnani ieri s’è infervorato: «Ma sì, guardi, sembrava che il criterio per scegliere il presidente fosse quello di essere nato a Cles». Già. Alla fine è andata così. Che il consiglio di amministrazione (indicato dalla giunta di Cles e approvato dalla giunta provinciale) ha finito per decidere che sarà Paola Demagri (responsabile dei servizi infermieristici dell’ospedale di Cles) la presidente dell’Apsp. E Mario Magnani, di Taio, è tornato con le pive nel sacco.
Non del tutto però. Perché ci sono anche scenari politici aperti. La sua Associazione Comunità, infatti, tiene buoni rapporti sia con il Pd che con l’Upt. E con il Pd (che guida Cles) ora si può ben dire che non c’è più il feeling di qualche tempo fa. Mentre con l’Upt ora è scoppiato l’amore. Beh, l’Upt sta tentando di rimettere in pista lo spirito della Margherita e sta cercando di rabberciare uno squadrone, e Magnani (la sua Associazione, pardon) a questo ci sta pensando intensamente. All’Upt dicono che è da tempo che si dialoga con la ex pecorella smarrita Magnani. E lo stesso Magnani lo conferma. Però si schermisce: «Candidarmi io? Ma no. Ho delle pressioni, ovvio. Ma vediamo con l’Associazione che cosa fare».
Il siluro di Cles ha colpito Magnani lunedì. E qualche malevolo sostiene che già da martedì, al telefono, Magnani e alcuni dirigenti dell’Upt si sono parlati. Ora si deve attendere la prossima settimana per sapere come finirà. Certo è che l’Upt vorrebbe sfoggiare una squadra competitiva. Oltre a raggiungere i mondi “sociali” di Arrigo Dalfovo (il presidente delle Acli sempre più vicino al sì) e di Fabio Pipinato (direttore di Unimondo), non sarebbe male rimettere in campo i cavalli di razza come Magnani e la sua associazione. Che in val di Non è sempre un buon partito (con qualche dubbio su Cles, ovviamente).