Lo “scienziato dei colori” da Terlago al Nord Dakota
La storia. Dante Battocchi, 49 anni, ingegnere dei materiali, andò negli Stati Uniti per preparare la tesi di laurea e oggi vi insegna all’Università. Vive a Fargo, ha sposato una donna del Minnesota «Io cervello in fuga? No, ero al posto giusto nel momento giusto»
Trento. Ad agosto Dante Battocchi, americano di Terlago o – faccia pure il lettore - trentino del Nord Dakota, compirà 50 anni. No, no. Dante è proprio di Terlago in Trentino e non di un ipotetico “Terlago” d'oltreoceano, come potrebbe sembrare di primo acchito e come suonerebbe anche bene.
Dante è un ingegnere dei materiali (esami e laurea made in Povo), docente universitario a Fargo nel nord Dakota dove vive da inizio secolo. Cervello in fuga? No. É che, vissuto per un anno a Fargo nel Nord Dakota per preparare la tesi, rientratovi dopo la laurea trentina, gli è stata offerta una posizione da ricercatore con finanziamenti vari. Poi, passando per il dottorato, è stato nominato direttore di uno dei centri di ricerca che la locale università ha aperto per facilitare le collaborazioni con le aziende. Niente di straordinario per quanto riguarda gli aiuti alla ricerca scientifica: quello che succede in abbondanza anche in Italia. Da questa piattaforma il passo alla docenza universitaria è stato breve.
Dante insegna “Corrosione e protezione dei materiali e scienza dei colori”. Con i suoi collaboratori studia come i metalli interagiscono con le atmosfere a cui sono soggetti e come proteggerli in caso di corrosione. Tradotto, e soltanto per fare un esempio: le parti in alluminio degli aerei sono trattati con il cromo esavalente che protegge dalla corrosione ma che è anche uno dei più potenti agenti cancerogeni. Lui, cervello fine, aiutato dai collaboratori ha ideato una sostanza, un tipo di vernice, che ha provveduto a coprire con un brevetto che è stato subito acquistato da una azienda che l'ha sviluppato ulteriormente. E dunque? Attualmente la sua idea primitiva e perfezionata è in uso su aeroplani in Usa, in Germania, Italia e Norvegia. Tra poco sarà in uso anche in campo navale.
Benone. Ma a noi italiani la figura professionale di Dante potrebbe interessare ancor di più per una tipologia di manufatti della nostra arte. Dante, infatti, ha messo a punto un materiale protettivo trasparente che protegge le opere d'arte in bronzo: statue, facciate di costruzioni, targhe commemorative ed altro. Le statue, si sa, necessitano di una manutenzione periodica (in particolare quelle collocate all'esterno e quindi esposte a tutti gli agenti atmosferici), manutenzione che di solito si basa sulla spalmatura di una vernice che (quando è possibile) deve essere tolta con possibili gravi danni estetici. Il metodo e la vernice di Dante, invece, sono esenti da qualsiasi rischio.
Fin qui la statura professionale e quella imprenditoriale dei suoi studi. Ma dal punto di vista umano Dante è ormai un americano? Non sembra anche se si è sposato lì con Holly, (cerimonia replicata a San Michele all'Adige) una ragazza del Minnesota, con cui divide anche gli impegni imprenditoriali. Non sembra sia americano in tutto. Dante torna qualche volta a Terlago non soltanto per far visita a sua madre. Suo padre, geometra, morì quando lui, studentello all'Arcivescovile e poi al liceo Galilei, aveva 14 anni e a tirar avanti la famiglia su a Terlago ci pensò sua madre. No, Dante torna volentieri in Trentino perché lì nel nord Dakota fa un freddo cane e le montagne si possono soltanto immaginare mentre a Terlago nelle giornate di sole la Paganella, ad esempio, sembra caderti addosso. A Fargo, poi, figurarsi!, non c'è “nemmeno” il Giro al Sass, non c'è lo speck, non c'è l'amico di vecchia data con cui scherzare davanti a un bicchiere di Teroldego, non ci sono via Oss Mazzurana e via Orne con i loro negozi. Vuoi mettere i canederli? E la polenta, magari quella con il grano saraceno, con uno spezzatino di coniglio?
Dante Pantagruel? Macché è soltanto tanta voglia di giovinezza, è, questo, un momento di “navigazione” su una zattera di ricordi trentini, navigazione su un fiume placido, magari sopra le acque silenziose e tranquille di quell'Adige primaverile che ha attraversato per trent'anni passando sul ponte San Lorenzo, andando e tornando da scuola e dall'università. Cosa gli avesse proposto, allora, il destino non sembra che gli sia mai importato. Cosa si sia ripromesso lui dalla vita nemmeno. “Io cervello in fuga?- si chiede sorridendo e poi facendosi serio – no. Mi sono trovato al punto giusto, nel momento giusto con la giusta preparazione. Tutto qui. Ho colto l'occasione, quella sì. E le occasioni non vanno perdute. Mi sono reso conto sulla mia pelle che gli unici limiti che abbiamo sono quelli che ci poniamo da soli.”