La vendemmia medievale ispirata dal Ciclo dei Mesi
L’evento. Una coltivazione rigorosamente storica e una raccolta altrettanto “antica” La varietà non è ancora omologata, ma i risultati ottenuti sono di altissima qualità
Pergolese. Grande successo per la vendemmia medioevale, organizzata dall’azienda agricola di Marco e Stefano Pisoni. Ben 150 persone provenienti da mezza Italia – fin da Roma - hanno partecipato alla cerimonia molto particolare, gente che si emozionava in mezzo ai vigneti nel raccogliere per la prima volta l’uva dalle viti, e che poi come è successo per l’on. Emanuela Rossini ha voluto partecipare anche al rito della pigiatura con i piedi scalzi fatta in un piccolo tino. Ma c’era chi si è presentato anche in costumi d’epoca per fare la vendemmia in un vigneto piantato e coltivato rigidamente secondo i criteri medioevali avendo costantemente come riferimento il dipinto della Torre dell’Aquila del ciclo dei mesi che si trova a fianco del Castello del Buonconsiglio, con la scena riferita al mese di ottobre, del maestro Venceslao, viti sostenute solo da un palo di castagno trentino, non trattato della Valsugana. Banditi filo di ferro e cemento che non c’erano 800 anni fa, pigiatura in recipienti di legno fatta con i piedi dagli ospiti che avevano provveduto alla vendemmia, pressatura con un torchio anche questo costruito con tanta professionalità e pazienza sotto la guida di Arrigo Pisoni (patriarca del clan famigliare che produce vino, Trentodoc e grappa) rispettando il modello del dipinto del Venceslao.
Le uve profumatissime e dolcissime di diverse qualità a bacca bianca che rassomiglia al Moscato, saranno ora trasformate in un ottimo vino che uscirà con il nome medievale “Mesum” ma sarà purtroppo commercializzato come bianco Igp perché non essendo le varietà ancora omologate in Italia non può essere commercializzato con il nome dato al vitigno da una Università ungherese che ha realizzato l’incrocio. Anche la merenda seguita era a base di un menù medioevale servita dalla Cattoni Holiday di Comano.
«Il nostro obbiettivo dice - Marco Pisoni nel presentare il progetto agli ospiti - era quello di dimostrare come le varietà resistenti alle malattie possono essere diffuse in quanto la qualità del prodotto è ottima, la resa è sui 100 quintali/Ha pur con questo sistema d’impianto, varietà particolarmente consigliate nei terreni vicini alle zone sensibili: scuole, abitazioni ecc. in quanto a differenza del biologico che ha bisogno di trattamenti con rame e zolfo qui siamo a trattamenti zero. La qualità del vino molto mineralizzato è eccezionale per profumi e aromi, un vino che si adatta ai cibi speziati esempio con peperoncino oppure ai cibi etnici. Una parte dell’uva sarà messa sulle “arele” per circa 4 settimane al fine di un appassimento per ridurre la presenza dell’acqua e aumentare quella degli zuccheri».
Intervenendo alla cerimonia Arrigo ha ricordato che se l’agricoltura trentina oggi è così avanzata lo deve al grande ruolo dei Club 3P prima e dell’Esat poi, ente del quale fu primo presidente per un decennio il cugino Gino, prematuramente scomparso, per l’attività svolta nella seconda metà del secolo scorso.