La Rurale di Folgaria verso l’amministrazione straordinaria
La Cassa potrebbe essere oggetto di un provvedimento di amministrazione straordinaria da parte della Giunta provinciale, su richiesta della Banca d’Italia
FOLGARIA. La notizia non è ufficiale, ma viene data come molto probabile. La Cassa Rurale di Folgaria, nonostante il fortissimo impegno dei nuovi amministratori, del personale e dell’intero sistema del credito cooperativo per arrivare ad una soluzione “interna” della crisi, si avvia all’amministrazione straordinaria.
Valutata la situazione a seguito di una visita ispettiva, la Banca d’Italia avrebbe ritenuto di avviare la procedura di amministrazione straordinaria. In tal caso, spetterebbe alla Giunta provinciale nominare l’amministratore straordinario e il comitato di sorveglianza che temporaneamente sostituirebbero il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale. L’eventuale decisione della Banca d’Italia segue la procedura standard prevista in questi casi, e non tiene conto quindi delle iniziative già avviate sul territorio.
La crisi della Rurale di Folgaria ha origine da un contesto economico molto travagliato. Le forti sofferenze nei crediti soprattutto del settore immobiliare hanno portato l’istituto a chiudere gli ultimi tre bilanci in perdita. Gli attuali amministratori erano stati eletti dall’assemblea a crisi conclamata, con lo scopo di ricondurre l’istituto ad una situazione di normalità. L’impegno del presidente Paolo Giongo, del consiglio e del collegio sindacale è sempre stato diretto a questo obiettivo, che ha già prodotto i primi risultati.
Il presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi ha dichiarato: «L’eventuale provvedimento fa parte degli strumenti tecnici previsti dal testo Unico bancario, ma il sistema, con grande senso di responsabilità, ha già avviato un piano concreto e realizzabile per portare la Rurale fuori dalle secche. L’amministratore straordinario non partirà quindi da zero ma potrà inserirsi su un percorso già avanzato. I soci e i clienti sono tutelati e possono stare tranquilli».
I costi operativi nel 2013 sono calati dell’1,7% rispetto all’anno precedente, grazie anche all’accordo di solidarietà con il personale sulla riduzione dello stipendio, ed è cresciuto del 2% il margine di intermediazione a 7,3 milioni. I soci sono rimasti vicini alla loro Cassa Rurale anche in questo momento difficile. Anche nell’ultimo anno il loro numero è rimasto invariato a 1.361, e la raccolta è cresciuta in modo sensibile (266,3 milioni di euro nel 2013 contro i 246,5 del 2012). Anche i prestiti si sono mantenuti sui livelli del 2012: 192 milioni contro 196. L’intervento del sistema
Per il progetto di rilancio si era mosso l’intero sistema del credito cooperativo locale – ovvero le altre Casse Rurali insieme a Cassa Centrale e Federazione – in piena sintonia con gli organismi nazionali Federcasse e Fondo di Garanzia dei Depositanti.
Un piano che vale complessivamente 37 milioni di euro connessi all’operazione di cessione di crediti, che si aggiungono a quelli già stanziati più di un anno fa per il rafforzamento patrimoniale. L’obiettivo era quello di “ripulire” la Cassa Rurale dai crediti deteriorati, e quindi portarla ad un livello di normalità per procedere alla creazione di una nuova Cassa Rurale insieme all’Alta Vallagarina, con una precisa identità territoriale e storica. Il piano è stato sostenuto anche dai dipendenti della Rurale, i quali hanno accettato riduzioni di stipendio del 30% per tre anni. Coerentemente sono scesi anche i compensi agli amministratori.