La rabbia di Caterina: «Giardino della rosa, Ronzone mi snobba»

La consigliera Dominici: «Tutti invitati, tranne la sottoscritta È stato un atto premeditato, non credo alle dimenticanze»


di Gianfranco Piccoli


CLES. Uno sgarbo anzi di più, uno schiaffo in piena faccia. Non si da pace la consigliera Caterina Dominici per il mancato invito alla cerimonia di inaugurazione del Giardino della rosa a Ronzone, il primo giorno d'estate. «Un atto premeditato, non credo alla dimenticanza e nemmeno che si dia la colpa alle Poste, come si fa di solito. Ho controllato, il collega Gianfranco Zanon l'invito lo ha preso in tempo e con lettera, anzi è stato proprio il collega il primo a farsi meraviglia per il fatto che io a Ronzone quel pomeriggio non c'ero», afferma la battagliera consigliera.

A raffica snocciola i motivi per cui considera quando successo è un vero e proprio schiaffo morale. «Sono il consigliere di zona (anche se non l'unico, c'è anche Luca Paternoster, leghista di Sanzeno) e la presidente della seconda Commissione permanente del Consiglio provinciale che si occupa tra l'altro di agricoltura e foreste. Inoltre da sempre sono al fianco dei sindaci nel difendere il paesaggio agreste tradizionale dell'Alta valle di Non prendendo posizioni forti per la tutela dei Pradiei contro l'avanzata dell'agricoltura intensiva. E su questi temi incontri ne ho fatti più di uno con gli amministratori coinvolgendo esperti e funzionari: per questo non capisco la ragioni per cui il sindaco Stefano Endrizzi mi ha depennata dall'elenco degli invitati», afferma.

Ma a bruciarle ancora di più è l'oggetto stesso dell'inaugurazione, il parco delle rose, il suo fiore preferito. «E non certo da adesso. Ho pronto da mesi, ma mi manca il tempo per leggere l'ultima bozza, un saggio sui fiori nella letteratura da Alfieri a Pirandello e un capitolo si intitola “il roseto di D'Annunzio”, dunque credo di essere in tema. La rosa è anche il fiore più amato da mio marito, il linguista britannico David Wilkinson: il prossimo mese di dicembre uscirà il suo libro di poesie per le edizioni Helicon di Arezzo ed una si intitola Rosa Implosa. Una visione animista che riassume anche la mia concezione sul rapporto con tutti gli esseri viventi», spiega.

Una sorta di vocazione di famiglia che coinvolge anche il fratello Giorgio, proprietario e custode (anche se ogni anno ci rimette reddito, le nuove piante rendono di più) di quello che forse è ormai l'ultimo frutteto di vecchi meli Canada della valle di Non, anche se con qualche acciacco. «Piante nobili e maestose, che ti danno la sensazione di un contatto diretto con la natura: per me è un piacere unico poter sostare e pensare e sotto quelle fronde, si respirano storie ed emozioni intimamente legate alla terra che amo», afferma.

Al roseto di Ronzone non è potuta andare, e si rammarica. «Purtroppo non ne sapevo nulla altrimenti forse mi sarei presentata anche senza invito, tanto più che a metterci i soldi è stata soprattutto la Provincia», conclude. Ma non cancella l'amarezza per lo sgarbo patito, non se lo aspettava perché gli attori di questa originale iniziativa ai mille metri di Ronzone li conosce tutti, dal sindaco al progettista, l'agronomo Decembrini, e ai funzionari del Servizio Ripristino e Valorizzazione ambientale che hanno realizzato il parco.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano