La Lega: «La Beltrami ora si dimetta»
Intanto Giorgio Cattani (Udc) chiede le scuse dell'assessore provinciale che aveva sospettato di lui come autore delle minacce
TRENTO. Se Ivo Tarolli sollecita da Lia Beltrami «chiarezza», con Alessandro Savoi la Lega Nord chiede che, «dinanzi alle parole scritte nel verbale della Digos, consegnate al magistrato che ha disposto l'archiviazione dell'inchiesta circa le minacce anonime subite», l'assessore «rassegni le proprie irrevocabili dimissioni». E da un compagno di partito, Giorgio Cattani, arriva alla Beltrami la richiesta di «scuse».
Il segretario Udc ci è rimasto malissimo: «Quando ho letto che l'assessore ha fatto il mio e altri nomi rendendo le sue dichiarazioni negli uffici Digos e ha parlato di "atteggiamenti molto aggressivi" da parte mia nei suoi confronti mi sono detto: "non è possibile"». «Per un anno e mezzo - continua Cattani - sono stato controllato in relazione a una cosa che non sta né in cielo né in terra». La "cosa" sono le lettere di minacce (quattro, due accompagnate da proiettili) che la Beltrami ha ricevuto nel 2009 e l'inchiesta che, prima dell'archiviazione, ha puntato l'attenzione sui rapporti interni all'Udc. La "cosa" ha prodotto strascichi politici e personali. Adesso, che succede? Cattani riferisce di aver incaricato il proprio avvocato di «raccogliere tutto quanto è reperibile sulla vicenda» e fa un paio di passi avanti. Dal punto di vista politico è con Tarolli, intervenuto per sottolineare «l'intelligenza, la dedizione e la generosità verso il partito» delle persone citate dall'assessore (oltre a Cattani, il segretario amministrativo Pasquale Lauriola). Sul versante personale, è chiaro: «Il perdono lo si può concedere a chi lo chiede». Ovvero: «Se la Beltrami si scusa, si può anche chiudere tutto lì, ma deve spiegarsi». Il destino dell'Udc in Trentino e il futuro di Partito della Nazione non sono in discussione per Cattani, per il quale «la Beltrami resta il riferimento del partito in giunta provinciale. Di questo partito - continua - spero che l'assessore continui a far parte».
Intanto, Tarolli (commissario e traghettatore verso il Partito della Nazione) definisce l'atteggiamento della Beltrami «poco prudente e frutto di inesperienza politica». In vista del faccia a faccia con l'assessore, l'ex senatore le conferma la fiducia («E' una donna di grande attivismo, intraprendenza e intelligenza») e non le chiede un mea culpa: «Ora è indispensabile condividere il progetto e il percorso del partito, il suo metodo che è sempre stato trasparente, leale, costruttivo». Partito che, secondo Marcello Carli, «vive le dinamiche di ogni formazione politica. Nessuna recrudescenza. Anche per questo - sottolinea - non credo che dialettica e confronti interni all'Udc possano aver portato alle minacce di cui si è parlato e scritto».
«Abbiamo espresso la solidarietà della giunta provinciale alla Beltrami quando venne fuori la vicenda delle minacce e la rinnoviamo - chiude l'assessore Ugo Rossi - La Beltrami si è sempre spesa per avvicinare culture lontane, per far dialogare la nostra cultura cattolica con le altre, nel mondo e in Trentino. Per lei c'è la massima fiducia e la totale condivisione del lavoro fatto».
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