La battaglia degli «orfani» dei voucher
Dagli albergatori ai contadini: «Non andavano aboliti». Ora limbo normativo. Zanotelli (Inps): «Vigileremo contro gli abusi»
TRENTO. Il direttore regionale dell’Inps Marco Zanotelli spiega che al centralino dell’Istituto di previdenza nell’ultima settimana - quella post-abolizione dei voucher decisa dal governo per scongiurare il referendum promosso dalla Cgil - hanno chiamato soprattutto famiglie e organizzatori di manifestazioni sportive: «E adesso come facciamo?», è la domanda. Ma sulle barricate ci sono albergatori, pubblici esercenti, agricoltori, tutti orfani dei buoni lavoro per pagare i lavoratori a ore, 10 euro il valore nominale, 7 euro e mezzo in tasca al lavoratore.
Il Trentino, ricorda Zanotelli, era tra i grandi consumatori di buoni lavoro: in provincia nel 2016 ne sono stati venduti 2,2 milioni, un più 27% rispetto al 2015 (in provincia di Bolzano addirittura 3 milioni e 600 mila, più 19% rispetto all’anno precedente). Calcolando che il valore di ogni singolo voucher è di 10 euro (7,5 euro vanno al lavoratore) la spesa complessiva da parte di imprese e famiglie per acquistare voucher, in Trentino è stata di 22 milioni di euro. I settori di maggiore utilizzo - secondo i dati Inps - sono stati turismo (40% circa, con un balzo del 19% nell’ultimo anno) e commercio (30%, +7,7%), seguiti da agricoltura e servizi, giardinaggio e pulizia, manifestazioni sportive e culturali.
E ora? I voucher acquistati fino al 17 marzo potranno essere utilizzati fino a fine anno, il problema è che il governo cancellando i voucher ha cancellato anche tutte le norme connesse ai buoni lavoro, compresi obblighi e sanzioni, per esempio quelle per le imprese che non danno comunicazione preventiva sull’uso dei voucher. Al momento dunque la situazione è di limbo giuridico, un vuoto normativo dove tutti hanno mani libere. Nella fase di transizione gli abusi sono ancor più in agguato, tanto che il ministero del lavoro è corso ai ripari con una nota in cui chiarisce che fino all’esaurimento dei buoni valgono le regole precedenti. Ma servirà una copertura normativa, per cui il governo è già al lavoro su un emendamento che dovrà essere approvato dal parlamento in fase di conversione del decreto. «Per quanto ci riguarda saremo attenti a presidiare», assicura il direttore dell’Inps. «Il Trentino è terra di turismo con tante manifestazioni, eravamo tra i grandi consumatori di voucher ma il loro utilizzo è risultato generalmente molto rispettoso. Certo - continua Zanotelli - l’aumento spropositato non andava bene, i voucher servivano per pagare il lavoro occasionale ma la contribuzione era molto scarna e non permetteva al lavoratore di maturare la pensione. Ora aspettiamo di capire come saranno sostituiti».
Non vuol sentire parlare di abusi il senatore Franco Panizza (Patt): «Sono quattro anni che battaglio per estendere gli ambiti di applicazione dei voucher». Il governo Gentiloni, che Panizza sostiene in parlamento, li ha invece aboliti tout court. «Un errore», si arrabbia Panizza, «se qualcuno abusa, si controlla di più ma non si elimina uno strumento utile. Ci sono settori come la ristorazione e l’agricoltura che hanno forti picchi di lavoro, ma vale anche per le famiglie che magari hanno bisogno di una badante per qualche ora. È urgente che il governo trovi una soluzione». Intanto ha sottoscritto un disegno di legge presentato dall’ex ministro del lavoro del governo Berlusconi Maurizio Sacconi (ex Ncd) che propone di ridurre dai precedenti 2000 euro a 1500 euro il tetto annuo di remunerazione a voucher con l’obiettivo di evitare che i buoni possano sostituire un rapporto di lavoro strutturato; contemporaneamente il contratto di lavoro intermittente viene invece liberato dai vincoli relativi alle fasce di età e all'elenco dei mestieri in cui ne è ammesso l'uso mentre rimane il tetto delle 400 giornate lavorative nell'arco di un triennio.
Sulla posizione di Panizza sui voucher ironizza il consigliere provinciale di Civica Trentina Rodolfo Borga: «Dunque il nostro senatore da un lato censura vibratamente il governo, dall’altro lo sostiene, come ha fatto fino ad ora e come continuerà a fare in futuro. Perché altrimenti addio ritorno a Palazzo Madama. Esiste almeno un sosia del senatore Panizza- conclude Borga - quello che a Roma sostiene senza se e senza ma i provvedimenti del governo (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, non importa) quale esso sia, mentre a Trento un altro (forse l’originale) contesta i provvedimenti che a Roma il sosia ha sostenuto».