trento

L'Università di Trento progetta un software per supercomputer

Impegnato nella ricerca il Laboratorio di matematica applicata. La previsione dei terremoti è tra le applicazioni, ma lo studio riguarda anche l'astrofisica



TRENTO. Al via a Trento lo studio per la creazione di software utili agli "Exascale computer", macchine in grado di eseguire miliardi di miliardi di operazioni di calcolo al secondo. Al progetto internazionale ExaHype (An Exascale Hyperbolic PDE Engine) finanziato dalla Commissione europea nell'ambito di Horizon 2020 con 2,8 milioni di euro, lavora un gruppo di ricerca dell'Università di Trento, unico partner italiano.

Il ricercatore trentino: "Così ho arricchito la teoria della relatività" Evoluzione dell'universo, una sintesi di 100 anni di teorie. La ricerca di Massimiliano Rinaldi, assegnista di ricerca del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento

Il progetto propone di sviluppare un nuovo software di simulazione per leggi di conservazione, capace di sfruttare la potenza dei supercomputer di nuova generazione da mettere a punto entro il 2020. «Le possibili applicazioni a cui lavoriamo - spiega Michael Dumbser, del Laboratorio di matematica applicata di Trento - riguardano due diversi scenari: la geofisica, con il calcolo del rischio associato ai terremoti, e l'astrofisica con la simulazione delle onde gravitazionali e delle esplosioni di raggi gamma. I terremoti non possono essere previsti, tuttavia le simulazioni di un exascale supercomputer potrebbero aiutare a valutare i rischi di scosse di assestamento. Le simulazioni su base regionale sembra consentano una migliore comprensione di cosa avvenga durante i terremoti su larga scala e nella fase successiva di assestamento».

«Nel campo dell'astrofisica, invece - aggiunge Dumbser - i nuovi strumenti matematici sviluppati in ExaHype potrebbero simulare la fusione di stelle di neutroni orbitanti». «L'obiettivo è di rendere questa tecnologia adattabile e facilmente fruibile per le esigenze di ricerca più diverse nel minor tempo possibile. Ecco perché i risultati del progetto saranno accessibili a tutti in open source», conclude Dumbser.













Scuola & Ricerca

In primo piano