L’orso «M4» è tornato, cercava i cavalli

I gestori di malga Trett preoccupati: «E’ arrivato ancora all’imbrunire». Frapporti: «Davanti a un maremmano scappa»



AVIO. L’orso bruno è ancora affamato. Dopo aver sbranato due asini all’interno dei duecento ettari della tenuta di malga Tretto, sul monte Baldo, lunedì sera, verso le 19, il plantigrado è tornato alla carica. Ma questa volta, le sue prede sono riuscite a scappare. «L’orso è arrivato all’imbrunire ed è corso dietro alla mandria dei cavalli - racconta Martin, figlio di Ignaz Terleth, gestore dell’azienda agricola biologica malga maso Monte Tretto - i cavalli però sono riusciti a scappare in tempo e l’orso allora è tornato nel bosco». Gli agenti del corpo forestale provinciale sono saliti al maso Monte Tretto anche ieri mattina, per controllare se l’orso aveva mangiato le carcasse dei due asini. Gli agenti hanno posizionato anche una serie di sensori con fotocamere attorno alle due animali morti, per riuscire ad immortalare l’esemplare di orso bruno.

Come si ricorderà, l’animale che ha aggredito la mandria di asini non ha il radiocollare, quindi risulta più difficile agli agenti della forestale stabilire dove si trova attualmente. Ma dalla descrizione fatta dai gestori di malga Tretto i forestali sono pronti a scommettere che si tratta di M4, un esemplare maschio adulto, ma giovane, che rientra nel branco del progetto “Life Ursus” avviato dalla Provincia nel 2002, che oggi conta ben 43 esemplari distribuiti su tutto il territorio.

Ma passando dalla cronaca alle proposte, Andrea Frapporti ribadisce quanto ormai dice da anni: l’orso ed il lupo sono una ricchezza e tocca a chi lavora in montagna imparare a conviverci. «E’ chiaro - dice Frapporti - che animali domestici in libertà, che restano all’aperto anche di notte e senza nessuna protezione, sono una preda troppo facile perché un orso rinunci a catturarla. Ma è ridicolo farne una colpa all’orso. Se gli animali delle malghe la sera fossero ricoverati nelle strutture, il rischio di aggressioni diminuirebbe moltissimo. Se poi a vigilare sulle bestie ci fossero un paio di cani adeguati, come i pastori maremmani o abruzzesi, il rischio diventerebbe zero di giorno come di notte: l’orso li teme e non si avvicina nemmeno. In primavera e in autunno gli orsi diventano più spiccatamente predatori, è nella loro natura. Ma devono essere scoraggiati dal predare gli animali domestici, ed il modo è quello. Se poi si realizzassero alcuni siti di alimentazione in quota, i famosi carnai, sarebbe ancora meglio, anche per gli orsi».(n.f.)

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