L'ombra della Camorra si allunga in Trentino

Inchiesta dei Ros dopo la denuncia di un imprenditore di Rovereto taglieggiato dai malavitosi


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Si sono presentati in quattro. Facce che erano tutte un programma. Tono da duri e biglietto da visita di un'agenzia di recupero crediti di Casal di Principe, provincia di Caserta, patria del celeberrimo clan camorristico dei casalesi. Volevano incassare un credito di poche centinaia di euro vantato da un imprenditore di Rovereto che era fallito e lo aveva ceduto a loro. L'imprenditore trentino che ha ricevuto la visita. Ha cercato di chiedere spiegazioni, ma il tono degli emissari della finanziaria casalese era di quelli che non ammettono repliche. L'imprenditore è stato convocato presso la sede veneta dell'agenzia di recupero crediti e ha pagato. Non senza ricevere l'invito a sfruttare i servigi della finanziaria per qualsiasi operazione del genere. Il trentino, che ha una serie di svariate attività, annuisce, paga e scappa alla velocità della luce perché la grinta di quella gente non è certo rassicurante. Si capisce che mirano a entrare in società con lui. Parlano di proteggere la sua attività, ma il messaggio che arriva al trentino è del tutto diverso. L'uomo capisce che con quella gente non si scherza e cerca di tagliare ogni rapporto. Ma non è finita lì. Anzi. Mesi, dopo, quando ha ormai dimenticato quella visita, rivede gli stessi quattro emissari. Questa volta non sono venuti per chiedergli una cosa molto più pesante della prima occasione. L'imprenditore vanta, infatti, un credito di oltre 200 mila euro. Un credito nei confronti di un altro imprenditore trentino attivo nel settore del turismo. Gli emissari della finanziaria di Casal di Principe sono chiari: «Dimentica quel credito e lascia stare il debitore. Per te non esiste più. Al suo posto ci siamo noi». I toni melliflui della prima volta hanno lasciato il posto a frasi perentorie. Il trentino, però, cerca di indagare. Non ci sta a rinunciare a quella somma che per la sua attività è importante. Così chiede in giro. Si rifiuta di cedere al ricatto. Viene convocato di nuovo in Veneto e questa volta i toni sono minacciosi. Così l'imprenditore torna a Trento e va dai carabinieri. Presenta una denuncia e racconta di quel credito che dovrebbe dimenticare e di quegli strani uomini d'affari di Casal di Principe che lo minacciano. La denuncia va a finire dritto sul tavolo dei carabinieri del Ros di Trento che indagano per verificare se vi siano infiltrazioni della Camorra in Trentino. L'imprenditore racconta quello che sa. Emerge che il tramite tra la finanziaria campana e la realtà economica trentina sarebbe, ma questo è quanto affermato nella denuncia e deve essere verificato dall'inchiesta, un professionista con studio nel basso Trentino che, a causa del suo lavoro, è a conoscenza della situazione economica in cui versano molte imprese. Il professionista, secondo quanto denunciato dall'imprenditore e tutto da verificare, indicherebbe alla finanziaria campana le imprese in difficoltà. I casalesi, a questo punto contattano gli imprenditori con l'acqua alla gola e si offrono di tirarlo fuori dai guai incassando i suoi crediti e facendo cancellare i suoi debiti. In cambio chiedono non vogliono soldi, ma una quota dell'impresa, talvolta anche la maggioranza. In questo modo l'impresa passa di mano, anche se spesso la gestione viene lasciata al titolare originario. Sarebbe già accaduto in molti casi. Ora i Ros stanno verificando se il rischio di infiltrazione della Camorra è reale e quanto è esteso.

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