L'ex ricovero abbandonato all'incuria
In via Avancini l'edificio che ospitava le ragazze madri dimenticato da 8 anni
TRENTO. Non è certo un bel vedere quella casa in via Avancini 26, confinante ad est con l'attuale Rsa di via Collina. E non è certo neanche decoroso che l'ente provinciale attraverso i suoi uffici direttamente competenti lasci in tale abbandono da ben otto anni quest'immobile di sua proprietà (così si deduce dalla mappa catastale), da quando anche l'ultima ragazza madre ha abbandonato la struttura. Sì, perché, almeno nell'ultimo ventennio, questo edificio aveva una funzione sociale di grande civiltà: ospitava le ragazze che, divenute madri, per loro volontà o per altri impedimenti non si erano sposate e non potevano permettersi un appartamentino per sé e per il loro figliolo. Quell'edificio di cui solo il tetto appare in buone condizioni non è poco valore. L'entrata è ormai ostruita da erbacce e da due alberelli che vi sono cresciuti, le pareti ad est sono scrostate e le tapparelle, alcune su e alcune giù, sono in condizioni pietose. Sul lato ovest, quello che dà sulla casa di riposo, vi sono ampi terrazzi sui quali sono ancora visibili tendoni verdi che le intemperie hanno abbruttito. A fianco, dependance del vecchio ospedalino, c'è una casetta, dismessa da almeno quarant'anni che, stando agli anziani abitanti della zona collinare, era il reparto dei bambini con malattie infettive e, ancor più indietro nel tempo, era invece la camera mortuaria dei bambini. La porta di questa piccola casa è sbarrata e dietro il cancello di accesso ai vani sottostanti si annida una famiglia sempre più numerosa di gatti randagi. L'impatto negativo di quell'edificio appare ancora più marcato alla vista del passante dalla signorile estetica di tutte le case (ville, villette e villone, tranne una, ma privata) che la circondano. La zona molto ambita anche perché da qualche anno è servita da un pulmino che sale da Port'Aquila. C'è da chiedersi per quale motivo chi di dovere abbia permesso e continui a permettere un simile sfacelo, prima di sana amministrazione e poi, previa ristrutturazione, di mancato utilizzo dell'edificio. Di funzioni che potrebbe assumere ce n'è un rosario: da piccolo lungodegenziario per anziani, a casa (come lo è stata) per ragazze madri, da miniappartamenti ammobiliati per varie esigenze di insegnati o studenti universitari e così via. Non è retorica, ma posizionarsi a fianco dell'edificio quasi fatiscente e guardare giù dall'altra parte della città sull'area Michelin dove si vedono svettare dieci dodici enormi gru al servizio della nascita di una cittadina futura di cui si comincia a chiedersi quale sarà il futuro, c'è da interrogarsi dove sia stato dimenticato un certo buon senso. Otto anni di totale abbandono di utilizzo di un edificio pubblico non possono essere facilmente giustificati.