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L’amarezza dei dipendenti:  «Ora siamo tutti contro tutti»

TRENTO. Con le lacrime agli occhi. Questo è lo stato d’animo di chi ha trentanni di Sait alle spalle, ha avuto prima la sfortuna della cassa integrazione e poi la fortuna di essere richiamata in...



TRENTO. Con le lacrime agli occhi. Questo è lo stato d’animo di chi ha trentanni di Sait alle spalle, ha avuto prima la sfortuna della cassa integrazione e poi la fortuna di essere richiamata in servizio, ma oggi amareggiata e delusa ha solo un commento: «Ci hanno tolto il senso d’appartenenza». Si perché chi lavorava al Sait si sentiva parte di una famiglia e credeva anche nello spirito cooperativistico: «All’esterno eravamo considerati alla stregua della peggior immagine dei dipendenti provinciali cioè dei nulla facenti e questa considerazione non aiuterà certo a trovare lavoro. Ma non era per nulla così: la maggior parte di noi si impegnava come se fosse un lavoro in proprio».

Però con la votazione di mercoledì i lavoratori hanno di fatto avvallato il piano di ristrutturazione aziendale: «Mi sono sbilanciata oltre il limite in assemblea – prosegue la lavoratrice che abbiamo incontrato ieri mattina davanti ai cancelli del Sait, ma che preferisce restare anonima – ma è stata una farsa finita con una votazione pilotata. I voti contrari sono stati 69 cioè inferiori al numero degli operai in cassa integrazione che di fatto non sono stati chiamati a prendere parte alla votazione. La realtà è che da tempo si sapeva che l’azienda voleva salvare 20 dipendenti dei 116 esuberi e si è mossa in quel senso, centrando l’obiettivo». Un’accusa pesante: «Pensiamo a come sono andati i fatti. L’assemblea della mattina si era conclusa con un nulla di fatto. Una volta chiusa con molti che se ne erano già andati, compresa la delegazione sindacale della Cgil, viene indetta una votazione per dare o meno mandato ai sindacati di firmare un accordo che sarebbe stato comunque definito nel pomeriggio».

Questa votazione imprevista da chi è stata convocata «Dai sindacati che non avevano abbandonato la sede». Spirito cooperativistico tradito? «Sicuro, perché non si è voluto fare ricorso alla mobilità o altre soluzioni di mediazione che avrebbero potuto evitare scelte drastiche. I problemi economici ci sono, ma non certo ad un livello tale da costringere il Sait a portare i libri in tribunale». Adesso cosa succederà? «È un tutti contro tutti. Perché in pratica saranno i lavoratori a dover indicare chi dovrà essere licenziato. Una soluzione che toglie la responsabilità al Sait e la passa sulle spalle dei dipendenti. Senza la firma sarebbe stato il Sait in prima persona a decidere senza alibi o scusanti. In più è proprio la Cooperazione a costituire un precedente che potrà far comodo ad altre aziende per trovare una soluzione alla crisi interna». Ivo Berengan della rsu spiega: «È la legge a prevedere che se un dipendente impugna il licenziamento, lo possa fare solo indicando il nominativo di chi ritiene licenziabile innescando un conflitto tra i dipendenti. Siamo arrivati ad una imposizione ben lontana da un concetto di solidarietà». (d.p.)













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