Italcementi, via all’abbattimento
Scartate le cariche esplosive per la vicinanza delle case. Si procederà con le ruspe, stando attenti all’amianto
TRENTO. I lavori sono iniziati senza dare troppo nell’occhio, alla chetichella. Tantomeno con una comunicazione ufficiale della Piedicastello spa. All’ex Italcementi hanno fatto il loro ingresso le ruspe e i camion per il trasporto materiale della Masserdoni di Bleggio Inferiore, la ditta incaricata della demolizione dello stabilimento chiuso dal 1976 e negli ultimi anni rifugio dei più disperati. Non che i capannoni siano già stati fatti a pezzi ma c’è tutto l’occorrente per dare il via. Le prove tecniche sono di questi giorni, il cantiere è “aperto”. E nel piazzale interno, come da normativa, sono ben visibili gli impianti per la nebulizzazione continua, simili ai cannoni per sparare la neve artificiale, che serviranno ad abbattere le polveri ancora prima che queste si alzino. Tempo 3/4 mesi, riferiscono fonti autorevoli, e dell’Italcementi non ci sarà più traccia, se non le due ciminiere “salvate” recentemente dal consiglio comunale.
E pensare che, in un primo momento, si era pensato di far brillare la fabbrica “all’americana”, cioè con cariche esplosive. In un giorno si sarebbe completata l’opera, sostengono i bene informati. Ma l’ipotesi è stata scartata a causa della vicinanza delle case. Almeno qui, rispetto all’ex Michelin, qualcosa (le due ciminiere) rimarrà, traccia di uno stabilimento che insieme a tanti altri ha segnato lo sviluppo industriale, ormai solo un ricordo, del territorio provinciale. L’amianto che ricopriva i capannoni non c’è più, è già stato asportato, assicurano gli addetti ai lavori. Ma non è detto che altro si possa trovare mano a mano che la demolizione procederà. In particolar modo nelle tubazioni che un tempo venivano coibentate proprio con il potenziale killer che, se polverizzato e quindi inalato, può causare gravissime malattie quali l’asbestosi, il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. Perciò si procederà con grande cautela. Il costo dell’operazione, comprensiva della bonifica, si dovrebbe aggirare intorno ai 4 milioni di euro. Un altro pezzo di città, vasta 53 mila metri quadri - legata ad uno sviluppo d’altri tempi e che ha ormai lasciato il posto a terziario, innovazione e poli scientifici - sta quindi per sparire e modificarsi. Perché qui, dopo la firma del contratto preliminare da 26 milioni di euro e i successivi passaggi, l’area sarà ceduta dalla Piedicastello spa, costola della Cooperazione, alla Patrimonio spa della Provincia. Permuta che consentirà alla Cooperazione di acquisire parte dell’ex Dogana e il Rettorato e alla Provincia di realizzare, in destra Adige, polo scolastico, distretto tecnologico e nuova sede per Informatica Trentina. L’Italcementi arrivò a Trento da Bergamo negli anni ’20 del secolo scorso subentrando alla trentina Cementi Portland di Domenico Frizzera. L’azienda dei fratelli Pesenti occupò fino ad un massimo di 261 operai nei primi anni ’50. Poi il declino a metà degli anni ’70. I forni si spensero nel 1976 e lo stabilimento lasciò in piedi solo l’attività di macinazione e, negli anni ’90, 16 operai a sorvegliarlo. Poi i passaggi proprietari degli anni 2000, con l’Isa e gli altri soci che cedettero il 100% delle quote della Piedicastello spa alla Cooperazione che a sua volta ha “girato” il tutto alla Patrimonio provinciale. Non senza polemiche.
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