«Ipermercati e botteghe? Impariamo da Bolzano»

Flavio Moser: la grande distribuzione porta le folle, ma i piccoli negozi offrono qualità e prodotti “su misura”. In Alto Adige hanno saputo tutelarli


di Giorgio Dalbosco


TRENTO. In una città come la nostra le grandi catene (commerciali) incatenano o “scatenano” il commercio? Calamitano altri clienti inducendoli a visitare i piccoli negozi o, invece, li soffocano? I negozi storici resisteranno ancora? Domande che si rincorrono e che trovano risposte variegate. Flavio Moser, titolare del negozio di via Calepina di biciclette e abbigliamento sportivo connesso alla bici è cauto e un po’ cerchiobottista. C’è da sottolineare che la sua esperienza è datata. E’ lì dal 1968. Suo padre, Ermanno, il mitico Ermanno, buon uomo che non ce n’era un altro, lo aveva aperto nel 1933. Dunque, il negozio ha la bellezza di 80 anni. Qui si vendevano i più bei nomi delle marche, quelle che hanno fatto anche la storia del Giro d’Italia, cui proprio Ermanno ha partecipato da ciclista indipendente.

Andiamo per ordine: è favorevole o meno all’arrivo dei grandi negozi?

Nì. Distinguiamo. Sul piano umano e su quello della cura del cliente il piccolo negozio è vincente. Soprattutto nel mio settore laddove il prodotto non è venduto sic et simpliciter, ma deve essere adeguato personalmente al cliente. Sul piano del panorama complessivo commerciale, però, evidentemente, una città che vanti tanti nomi grandi e importanti è di grande richiamo. Soprattutto in una provincia come la nostra con la sua enorme potenzialità valligiana. Alle corte. Ci sono coloro che vengono a visitare il grande negozio, ma danno anche un “occhio” al piccolo.

Ma la torta da dividere è sempre quella …

Certo, ma io dico che se il grande negozio può fornire uno spettro commerciale molto ampio, non può competere sul piano della personalizzazione del prodotto, aspetto importante.

La qualità paga sempre?

Sempre e non credo che la grande catena possa offrire contemporaneamente qualità, varietà e prezzo. Il mio tipo di negozio è particolare. E’ un po’ come una sartoria. Il cliente va servito con le misure giuste. Non si può vendere una bici senza osservare le caratteristiche fisiche, di età e d’altro ancora del cliente. Possono fare altrettanto i grandi negozi?

Insomma, favorevole o no?

Salomonicamente posso dire che c’è posto per tutti, ma la politica commerciale trentina dovrebbe aiutare molto di più e meglio il piccolo negozio.

Prendendo esempio da…?

In Alto Adige, per tradizione o capacità di trasmettere di padre in figlio aziende e capacità imprenditoriali - gli agritur ma anche i piccoli negozi di settore - ci si difende molto di più di fronte all’arrembaggio delle grandi catene. Silvius Magnago e Luis Dunrwalder sono stati lungimiranti.

Ma cosa comporterà a medio e lungo termine il quasi monopolio, se mai vi sarà, delle grandi catene a Trento?

Attenzione! Da una parte il nome altisonante di una catena commerciale dà la carica ad una più ampia categoria di acquirenti che quindi si differenziano sia sul piano culturale, di età e possibilità economiche. Dall’altra, il fenomeno ha sulla gente soltanto l’eco riflesso dalla pubblicità. Non può esserci la fidelizzazione del piccolo negozio trasmesso da padre in figlio. Io ho clienti di quarta e quinta generazione.

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