Invenduto da 3 anni l’ex bar Montevideo ricostruito a nuovo
Panorama strepitoso sulla val d’Adige e posizione strategica per automobilisti in transito: ma la crisi frena gli investitori
TRENTO. Crisi? Sì che c’è. Eccome. Diversamente non si comprende come quel piccolo grande edificio nuovo di zecca, con quelle due ampie terrazze sullo spuntone all’esterno della curva di Montevideo, a poco più di un chilometro da Piedicastello, con venti posti auto, due mini appartamenti e un monolocale da 30 metri, ciascuno dei quali indipendente e autonomo, bene, tutto ciò, sia lì invenduto da più di tre anni. Tristemente invenduto. E gli automobilisti trentini pendolari che passano di lì si chiedono come mai sia ancora invenduto, se, cioè, fino a quel punto la crisi possa mordere. Dalle terrazze c’è un panorama su Trento - da Mattarello fin su alla piana Rotaliana - che, come usa dire, è davvero mozzafiato. Qui spira, seppure molto leggera e naturalmente alle sue ore, l’ora del Garda. Sotto le terrazze e sotto i balconi dei mini appartamenti la vegetazione è fitta e nella gola ancora più in basso scorre il torrentello Vela. E’ davvero inspiegabile che quello che fu un bar, il Montevideo più conosciuto con il soprannome “Scimmia”, bar che negli anni Sessanta e Settanta andava a mille, non possa avere una seconda vita, magari con l’aggiunta di un piccolo ristorante o pizzeria. Il bar venne chiuso all’inizio degli anni ’90 non per un andazzo negativo, ma perché, morto il titolare -“El Pero” -, i suoi eredi avevano deciso di vendere. “El Pero” era un operaio della Sloi che aveva intuito che su quella curva avrebbe potuto costruire una casetta e fare il barista guadagnandoci in soldi e salute. Aveva visto giusto e finalmente si era potuto licenziare da quella fabbrica insalubre. Di lì, infatti, come peraltro ora, passava tutto il traffico che da Trento porta al Monte Bondone, alla valle dei Laghi, al lago di Garda, alla val Rendena. Sarebbe massimamente indicativo conoscere il numero attuale di passaggi di automobili. Certamente imponente. E lì turisti e trentini molto spesso si erano fermati per un caffè, per un panino, per un’informazione o semplicemente per fare una pausa. Una volta chiuso il locale, la casa, abbandonata, è andata deteriorandosi e quando quindici anni fa la società acquirente, la Sitocase, ci ha messo dentro piede ha deciso di demolire tutto e di ricostruire da zero. Fiore Beatrici e il collega della società Silvano Tomedi, all’epoca della ricostruzione dell’edificio, trovandosi nel cantiere per visionare i lavori, erano perfino stufi di dover fare da ufficio informazioni ai tanti automobilisti che, fermandosi sullo slargo, chiedevano di tutto e di più su strade, ristoranti, centri turistici grandi e piccoli. Così, pensando ai bei guadagni che aveva fatto il vecchio proprietario del bar i due hanno pronosticato di poter vendere subito. La società, quindi, non ha badato a spese curando con rifiniture e marmi ogni parte dell’edificio, completo nei diversi allacciamenti. Le due terrazze per complessivi 240 metri sono una pertinenza del locale che ha la sua vecchia destinazione d’uso, ovvero quella commerciale: bar, ristorante, pizzeria. E non sembra neanche che sia il prezzo a scoraggiare chi potrebbe acquistare la casa e farne buon uso. La proprietà, infatti, ipotizza un prezzo inferiore al milione e mezzo con cui l’acquirente sarebbe costretto soltanto a dover completare con il pavimento la sala del potenziale bar o ristorante. In Alto Adige, un locale con una simile posizione topografica con vista sull’intera vallata, sarebbe andato a ruba. In Trentino, chissà perché, manca questa vocazione ad aprire un locale con queste caratteristiche che ti invitano, soprattutto d’estate, ad uscire dalla città per una serata di ristoro anche soltanto per una bibita o per un gelato.