Infarto fatale in Tanzania: trentino muore a 38 anni

Michele Piras lavorava in Africa come funzionario dell’Unione Europea. La notizia è arrivata in città venerdì sera. Gli amici: «Una persona speciale»



TRENTO. È morto in Tanzania, ucciso da un infarto a soli 38 anni, Michele Piras funzionario dell’Unione Europea di Martignano. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno venerdì sera in città lasciando sgomenta la sua famiglia e tutti gli amici con i quali, nonostante il lavoro che lo aveva portato lontano da casa, continuava ad avere rapporti stretti e continui. Una notizia, quella della morte di Piras, alla quale è difficile credere. Era giovane, era sempre in movimento, grande amante di ogni tipo di sport, sembra impossibile che possa esser stato colpito da un infarto fulminante.

«Era così pieno di vita» racconta Rosario Sala che aveva conosciuto Piras solo un paio di anni fa ma con il quale aveva intrecciato un bellissimo rapporto d’amicizia. «Con Michele non poteva essere altrimenti - racconta - perché lui era una persona genuina che abbatteva tutte le barriere, tutti i muri. Bastavano pochi minuti per sentirsi in sintonia con lui». La vita - e il lavoro - avevano portato Piras in giro per il mondo. Dopo la laurea in scienze politiche a Bologna, aveva frequentato il master della scuola di studi internazionali dell’università di Trento che lo aveva portato a fare un periodo di stage all’ufficio di rappresentanza della Provincia di Trento a Bruxelles. Poi era arrivata l’attesa assunzione all’Unione Europea. Inizialmente alla direzione che si occupa della tutela del consumatore per poi cambiare e trovarsi inviato in Bolivia. Tre anni vissuti intensamente nello stato sudamericano e poi il trasferimento, nei mesi scorsi in Tanzania. E qui lavorava a Dar es Salaam, la capitale, negli uffici della delegazione dell’Unione Europea come funzionario incaricato per la sezione «finanza e contratti». Nella sua breve presentazione spiegava di arrivare da un luogo ricco di montagna e ringraziava quanti lo avevano aiutato nel primo periodo augurandosi di poter esser lui stesso d’aiuto per altri. Ed era sicuramente d’aiuto per i trentini che capitavano dalle sue parte. «Era un punto di riferimento - racconta ancora Sala - io lo avevano conosciuto casualmente mentre stavo organizzando un viaggio in moto in America Latina assieme ad un gruppo di amici. Un viaggio per noi ma anche un modo per raccogliere (e portare) aiuti per i progetti fra Perù e Bolivia delle missioni francescane trentine. Mi avevano dato il contatto mail di Michele e abbiamo iniziato a scriverci. Poi quando siamo arrivati a La Paz, lui è venuto a prenderci in moto e per un paio di giorni ci ha portato in giro, mostrandoci anche aspetti poco conosciuti della zona. Ci ha letteralmente aperto la porta di casa sua facendoci sentire amici di vecchia data. Perché lui era fatto così. Poi ci siamo tenuti in stretto contatto tanto che ci sentivano spesso e quando tornava a Trento, un paio di volte l’anno, ci incontravamo tutti assieme. E assieme stavamo anche organizzando il prossimo viaggio. Lui era stato trasferito in Tanzania e così mi era venuta l’idea di affrontare l’Africa, fino a Città del Capo, in sella alle due ruote. E lui aveva già pianificato le ferie in modo da fare assieme a noi, a fine novembre, almeno una parte del viaggio. Poi venerdì sera è arrivata quella terribile telefonata e tutto è finito».

Chi ha conosciuto Michele Piras lo descrive come una persona assolutamente positiva. E non solo frasi fatte. Si sente da come si incrina la voce di chi parla di lui, che sono parole che vengono dal cuore, sincere. Era un ragazzo tranquillo che si dilettava in tantissimi sport e che viveva i tanti cambiamenti - anche di continente - con serenità e con la voglia di sfruttare al massimo tutte le opportunità della vita.

«Ha lasciato un bellissimo segno, un segno forte in tutti quelli che lo hanno conosciuto - conclude Sala - e questo non potrà toglierlo niente e nessuno». (m.d.)

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