Il Trentino si ferma per ricordare la «sua» studentessa
Un minuto di silenzio in tutti gli uffici pubblici e le facoltà Collini: «Era una cittadina europea impegnata nel sociale»
TRENTO. «Una cittadina europea, impegnata nell’azione a favore dei meno fortunati. Una vita dedicata alla conoscenza e all’impegno civile». Sono le parole del rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, per ricordare Valeria Solesin, la studentessa laureata in Sociologia che è caduta in questa assurda guerra che si tenta di strumentalizzare in uno scontro di civiltà tra l’Oriente e l’Occidente.
Le vittime dell’attacco a Parigi sono già state definite “generazione Bataclan”, per identificare una gioventù che viveva con passione e impegno le proprie aspirazioni, le proprie professioni. Come Valeria, brillante studentessa che aveva puntato sulla ricerca sull’ancora lontana parità di genere e sui rapporti tra genere e mercato del lavoro, grazie alla borsa di studio alla Sorbonne. Lunedì anche il Trentino si è fermato per ricordare le vittime della strage di Parigi con un minuto di silenzio, a mezzogiorno.
Ma il Trentino si è sentito particolarmente toccato, perché Valeria Solesin in questa terra ha spiccato il volo verso quella che sarebbe stata una brillante carriera di studiosa. L’Ateneo, come la prima commissione bilancio del consiglio provinciale (presenti anche il presidente Ugo Rossi e il vice Alessandro Olivi), come tutti gli uffici pubblici, hanno tenuto il minuto di silenzio. Alla Facoltà di Sociologia, durante la lezione del professore Carlo Buzzi, è stato letto anche il messaggio dei rettori delle università italiane, così come in contemporanea è stato fatto in tutte le università. Ricordo che esprimeva tra l’altro questa posizione: «Respingeremo sempre il tentativo di chiunque di chiamare un dio o un’intera civiltà a complice di azioni assassine, proditorie, spietate come quella del 13 novembre. Sapremo difendere in ogni modo questo principio e le comunità che lo condividono». Anche il preside del Dipartimento di Sociologia, Mario Diani, ha voluto spendere delle parole su Valeria, pur non avendola conosciuta di persona. «Era una studentessa che sviluppava un approccio razionale per capire fenomeni sociali complessi e che aveva un forte impegno sociale. La morte di Valeria ci ha portato dentro questa tragedia in una dimensione emotiva più forte».
Ed a proposito della richiesta della lista Atreju di dedicare un’aula alla sua memoria, Diani afferma: «C’è una procedura precisa da seguire e non mi sono ancora confrontato con i vertici accademici. Ci sono varie modalità per ricordare una persona e la decisione va presa anche con la famiglia». Sul web e sui profili Facebook di chi l’ha conosciuta intanto, è stato postato da molti un articolo della studentessa intitolato «Allez les filles, au travail!”, una ricerca pubblicata nel 2013 che aveva come tema il confronto dell’occupazione delle donne italiane e francesi. Argomento che Valeria Solesin aveva approfondito anche nel convegno del febbraio 2014 sul tema “Genere potere” organizzato dal centro Studi di genere, coordinato da Barbara Poggio. La docente di Sociologia del lavoro ricorda che Valeria aveva proposto il contributo. «Era una ricerca interessante - spiega - sul contesto delle politiche familiari a favore delle donne in Italia e in Francia, dove l’Italia non usciva bene. Per questo l’intervento finiva con l’esortazione: «È auspicabile una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra le donne e gli uomini in entrambi i paesi».
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