Il meraviglioso (e bizzarro) mondo dei “Redicoi Reversi e Policarpi”
La storica sede in San Martino. Fra le regole dei soci entrare retrocedendo, o camminando all’incontrario, darsi l’arrivederci quando ci si incontra per la prima volta e fingere di non conoscersi (nella foto El Cioma e Lady Bia)
LE IMMAGINI: Da San Martino con goliardia
TRENTO. Che dire? Che più “redicoi e reversi” di così si muore. Come fare ad organizzare il solo asporto delle consumazioni senza creare assembramento, quando lo scopo che ha decretato la nascita del Circolo associazionistico è stato lo stare a stretto contatto, gomito a gomito, mano a mano, spalla a spalla? Adesso non si può fare nulla se non transitare dinanzi alla sede nel quartiere di San Martino che l’Amministrazione comunale ha deciso di rendere ancora più bello e vivibile come la parte sud verso le scuole Sanzio. E farsi raccontare la storia di ciò che è stato sino allo scorso anno, quando proprio pochi giorni prima che scoppiasse questa maledetta pandemia si festeggiò alla grande.
La data ufficiale è quella del 23 febbraio, San Policarpo vescovo da Smirne appunto ma la sede dell’Associazione culturale “Redicoi Reversi e Policarpi”, la domenica è chiusa, il sabato non è il caso, quindi la festa – nel 2020 - si è svolta il venerdì. Con la Messa che don Roberto ha celebrato alle 19, nella sala interna del Circolo di via San Martino 47. A seguire, come da tradizione inveterata, risotto al Teroldego, per rispettare alla lettera la vecchia abitudine, radicata sin dalla nascita di quest’associazione, unica nel suo genere, ricca di quasi 400 soci, che prese vita nel giorno di San Policarpo del 1956. Ma non qui dove ci si trova ora; la sede attuale è stata inaugurata nel palazzo dei Gabrielli, quelli che vendevano le moto, nel 2002, prima si trovava in cima a San Martino, quasi all’incrocio con lo slargo delle Sanzio, al “Bar dei cavai”. Perché ci si stava in piedi, non per altro e che purtroppo la crisi ha chiuso.
Anna e Nicoletta presidente e vice
La sede di cui si parla è quella del “Circolo dei Redicoi Reversi e Policarpi”, un direttivo di 9 persone –in 4 sono (meglio erano) dimissionari - presieduto da Anna Ambrosi, che gestisce pure il bar ristorante, sua vice da 16 anni Nicoletta Fusari. “Niente foto, non siamo fotogenici!”, la loro richiesta e “strappare” informazioni e notizie è un’impresa improba, almeno all’inizio. Si tratta di una delle storiche fondazioni della provincia, che vanta innumerevoli e falliti tentativi d’imitazione. Con regole ferree, quasi sempre disattese, come quella di entrare retrocedendo, o camminando all’incontrario, darsi l’arrivederci quando ci si incontra per la prima volta, fingere di non conoscersi ed altre amenità. Compresa quella di avere una presidentessa ed un presidente “onorari” che vengono democraticamente eletti ogni anno; talmente democratica che non ci sono liste, elenchi o indicazioni; tutto avviene senza compravendita di voti ed alla fine dall’urna, esce il nome di chi regnerà per un anno intero. Al maschile ed al femminile.
El Cioma e Lady Bia
Fino alla prossima democratica chiamata alle urne, tocca indossare la mantella rosso carminio, la corona, lo scettro e le insegne del primato a Rita Basetto detta “Lady Bia” e Renato Sartori detto “El Cioma”. Un tempo la Messa del patrono, martire a 86 anni, le celebrava “don Predica” al secolo Ettore Facchinelli, monsignore per la verità ma don per tutti; ora purtroppo ha allungato la lunga lista di religiosi che il virus ha tolto alla già sguarnita Diocesi. Ma la sua lettera di addio quando il vescovo gli affidò la cura della parrocchia del Duomo fa bella mostra alle pareti.
Le carte, il pirlo, il calcetto e i quotidiani
Il circolo è (era) aperto dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 14 e dalle 17 alle 20, sabato 10-13 e 17-20; domenica si riposa. Gite tante, almeno tre all’anno per andare a mangiare il pesce, spesso in compagnia dei clienti del bar Adria - quello di prima, ora da qualche mese hanno cambiato gestione, quello della Wanda e dell’’”Ammiraglio” Diego Bof, già dei Vigili urbani. Appena aperto al mattino si entra (entrava) per il caffè, il bianco dell’aperitivo, giocare alle carte, commentare la politica, applaudire al carnevale, temere per il coronavirus.
Il carro che vinceva sempre
Come dicono (dicevano) “El Bacuchel” Daniele Ianeselli, “El Brik” Luigi Brighenti, insieme all’Ammiraglio, con la “Mona Grisa”, che sarebbe la presidente “un tempo facevamo il carro di carnevale e si vinceva sempre: a San Michele, a Trento ad Arco; poi la burocrazia e le regole hanno messo un freno tutto”. Alle pareti manifesti, ricordi, fotografie scolorite, lettere, regolamenti, statuti, prese in giro. Nessuno vuol parlare, pochi si lasciano (lasciavano) andare ai ricordi… ma quando iniziano (iniziavano) è impossibile fermarli. Redicoi reversi e Policarpi a tutti gli effetti. La tessera costa 10 euro “un giro di birre più o meno - il commento - ma vale la pena”.