Il lavoro di Degasperi finisce alla moglie: bufera tra i 5 stelle
Il neoconsigliere grillino: «Tutto secondo le regole, anche lei deve lavorare come gli altri». Ma gli attivisti si dividono
TRENTO. Consigliere provinciale da 17 giorni, il neoeletto del Movimento 5 Stelle Filippo Degasperi finisce già nell’occhio del ciclone. Tutto nasce dalla sua cattedra di insegnante di matematica e informatica - all’istituto professionale alberghiero di Levico - finita nientemeno che alla moglie, Michela Gazzini. Un «affare di famiglia» in casa dei grillini, alfieri della trasparenza e fustigatori della classe politica, che sta facendo molto discutere, a cominciare dai 5 Stelle.
Cos’è successo? Il 4 novembre , una settimana dopo le elezioni, Degasperi usufruisce di un permesso non retribuito dalla scuola, della durata massima di 15 giorni. Dagli uffici provinciali è dunque scattata la chiamata agli insegnanti presenti le graduatorie relative ai due istituti di formazione professionale provinciali: in 36 interpellati hanno rifiutato la supplenza. Scorrendo la graduatoria si arriva così alla trentasettesima docente, la moglie di Degasperi. Che accetta l’incarico.
Si arriva al 18 novembre, giorno in cui arriva la convocazione del primo consiglio provinciale e a questo punto il consigliere Degasperi presenta domanda di aspettativa per il suo mandato politico, che durerà fino a fine legislatura, ovvero nel 2018. A questo punto l’istituto si è attivato per trovare un sostituto sulla cattedra fino a fine anno, e per continuità didattica la prima candidata è stata appunto Michela Gazzini, che si è garantita un lavoro almeno fino a giugno 2014.
Tante le reazioni e le domande che sono rimbalzate ieri sulla rete. La prima: perché prendere un permesso a tempo visto che Degasperi sapeva già che avrebbe poi chiesto l’aspettativa lunga? La seconda, più sostanziale: era opportuno che la moglie del consigliere accettasse quell’incarico?
Sul caso è intervenuto ieri lo stesso Degasperi con un lungo comunicato (pubblicato sul sito www.trentino5stelle.it) in cui si difende e contrattacca: «Tutto secondo le regole». «Non ho alcun ruolo nei processi legati alle sostituzioni scolastiche, che sono interamente demandate all’amministrazione. Esistono le leggi, i regolamenti, i contratti di lavoro. Esiste la trasparenza che fa sì che tutto ciò sia pubblico, verificabile e disponibile a chi, senza malafede, intenda chiarirsi le idee». Il consigliere non si sottrae alle domande. Perché ho preso il permesso breve? «Perché ero stanco dopo la campagna elettorale, non avevo preso aspettativa prima. Sono andato a scuola per una settimana, dopo le elezioni, ma continuavo a ricevere telefonate, richieste di incontri e di interviste, era di fatto incompatibile con il lavoro. Sono andato a chiedere cosa potevo fare e dagli uffici tutti mi hanno risposto che l’unica era chiedere il permesso non retribuito». «Altro che disegno premeditato perché mia moglie ottenesse l’incarico annuale. Il 22 novembre, giorno del consiglio, era l’ultimo dei 15 giorni di permesso. Se fosse stato convocato un giorno dopo, avrei dovuto rientrare al lavoro e avrebbero ricominciato le chiamate in graduatoria». Quanto all’opportunità che la moglie - evidentemente avvantaggiata visto che sicuramente sapeva della reale posta in palio - declinasse l’incarico, il consigliere è categorico: «Mia moglie avrà diritto di lavorare o perché il marito è consigliere provinciale deve restare a casa? Nel giro tutti sapevano che si trattava della mia cattedra. E ricordo che lo scorso anno gli stessi 36 interpellati rifiutarono un incarico simile. La cattedra prevede un progetto speciale sulla contabilità che richiede competenze che magari non tutti possiedono». La moglie di Degasperi evidentemente sì.
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