Il giorno del referendum per oltre 400 mila trentini: i dati sulle affluenze
Tanti sono i votanti (più donne che uomini) che oggi potranno andare ai seggi ed esprime la loro opinione sullo sfruttamento dei giacimenti marini
TRENTO. I seggi per votare quello che è stato definito il referendum «sulle trivelle» rimarranno aperti oggi dalle 7 alle 23. In provincia i seggi sono 527 di cui 21 speciali (allestiti in ospedali, case di riposo e in carcere) ed altri 31 volanti (sempre nei nosocomi e nelle residenze assistenziali per gli anziani). Su tutto il territorio provinciale gli elettori sommano a 405mila e 70. Le donne sono 207mila 844, gli uomini 197mila 226. Nel capoluogo, potranno andare a votare in 87mila 330 di cui 46mila e 91 femmine e 41mila 239 maschi. Il referendum è stato promosso da 9 Regioni e sostenuto da oltre 160 associazioni ambientaliste e non.
I DATI SULLE AFFLUENZE IN TRENTINO, COMUNE PER COMUNE
La domanda che gli elettori si troveranno sulla scheda è la seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art.6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art.1 della legge 28 dicembre 2015, n.208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale delle Stato (legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale»?. Come sempre in questi casi il quesito è un pastrocchio, in quanto a comprensibilità.
In soldoni, che significa? Gli italiani saranno chiamati a decidere di abolire, o meno, la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas metano e petrolio entro le 12 miglia nautiche dalle coste italiane (cioè nelle acque territoriali nazionali) senza limiti di tempo, ovvero fino ad esaurimento dei giacimenti. Votando «sì», una volta conclusesi le varie concessioni, le piattaforme per l’estrazione degli idrocarburi dovranno essere smantellate. Se invece si sceglierà il «no», tutto rimarrà come prima e le società potranno, al termine della concessione, se vi fosse ancora petrolio o gas, ottenere le proroghe previste dalla normativa. Da ricordare che, rispetto alla normativa italiana introdotta con la legge di stabilità, le regole europee stabiliscono un limite massimo di 30 anni per la concessione (dopo i primi 10 anni la compagnia può chiedere un proroga di altri 10 e successive due di 5 anni ciascuna). Il referendum sarà valido se alle urne andrà almeno il 50% più 1 degli elettori che ne hanno diritto.
Non appena i seggi verranno chiusi inizieranno le operazioni di scrutinio. Secondo una mappa pubblicata recentemente da «l’Espresso», sono 21 i siti «interessati» dal voto, per un totale di 135 piattaforme tra Adriatico, Ionio e canale di Sicilia. All’inizio i quesiti referendari erano 6. Ora ne è rimasto solo uno. Nel frattempo, infatti, il governo Renzi ne ha «disinnescato» 5 con delle modifiche alla legge di stabilità. Questi 5 puntavano a restituire agli enti locali un ruolo di punta nelle decisioni sullo sfruttamento di gas e petrolio. Con la legge di stabilità si è in pratica restituito alle Regioni un ruolo importante in questo settore.
Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, dai pozzi oggetto del referendum lo scorso anno si è estratto il 28,1% della produzione nazionale di gas e il 10% di quella petrolifera. In termini di fabbisogno nazionale, il gas arriva a soddisfare il 3-4% dei consumi nazionali mentre il petrolio “prodotto” da queste trivelle si ferma all’1%. Il che fa dell’Italia un Paese che necessità di forti importazioni di idrocarburi per sostenere la domanda energetica. Sempre che il modello non cambi in direzione di un sempre maggiore uso delle fonti rinnovabili sostenuto da politiche energetiche che le incentivino.