Il forno dei Fratelli Osler si è spento per sempre
Lo storico panificio di Canezza non produrrà più pane ma solo la treccia mochena Era l’ultima attività artigianale della frazione. L’azienda ceduta alla «Brugnara»
PERGINE. È stato spento il forno per il pane dei Fratelli Osler a Canezza. Era l’ultima attività artigianale in attività nella frazione perginese. Rimarrà in funzione solo un piccolo forno per la celebre “treccia mochena” che Aldo, Sergio e Luciano Osler avevano recuperato da un’antica ricetta locale. La loro attività si limiterà alla produzione di questo dolce. Tutto il resto, attrezzature, furgoni, clientela, zone servite, sono stati ceduti a Bruno Ferretti, titolare del panificio Tullio Brugnara che da qualche anno è attivo nel complesso artigianale di via Dolomiti.
Il panificio Osler trova radici anche se con altro nome già nel 1800. A Canezza c’erano le coltivazioni di frumento, il mulino per macinare il grano e il panificio. Era una delle molte attività artigianali. Un tempo era in casa Bolgia (attuale casa Itea) gestito dagli stessi proprietari, poi la gestione fu affidata a Bruno Schenck che cedette l’attività (finì in difficoltà per un’espansione a Trento) a Aldo e Luciano Osler nel 1974. I due fratelli vi lavorarono per qualche anno, poi lo trasferirono nel nuovo edificio che si erano costruiti all’ingresso del paese. Era il 1978. «Avevamo preso in mano il panificio nell’aprile del 1974 - racconta Sergio Osler che lasciò il proprio lavoro a Trento per lavorare con i fratelli - e dopo un mese e mezzo scoppiò letteralmente (aveva raggiunto una temperatura troppo alta). Non fu un bel inizio di attività, ma comunque andammo avanti, spiega ancora, e quattro anni dopo lavoravamo in casa nostra». A quel tempo il forno funzionava a nafta nera, poi venne il gasolio e quindi, da qualche anno, il metano. La produzione (circa 5 quintali al giorno) era venduta nei negozi a Pergine, e agli abitanti sul versante sinistro della valle del Fersina. «Non abbiamo chi prosegue l’attività - ci diceva ieri Sergio - e allora chiudiamo. Non c’è più nessuno che lavora nel settore. Ci teniamo la produzione della “treccia mochena”, un po’ la nostra creatura».
Un pezzo di storia che se ne va da Canezza ma anche dal Perginese. Un tempo erano sette i panifici: Tullio ed Ezio Brugnara, Vettorazzi a San Cristoforo e Vettorazzi a Pergine, Bertoni, Osler, Gasperi (a Madrano). E fino al 1977 si faceva pane anche all’ospedale psichiatrico. Sono rimasti in due: Bruno Ferretti e Aldo Grisenti (a San Cristoforo e con negozi anche a Pergine); poi, i Fratelli Bertoldi a Sant’Orsola. Bruno Ferretti è subentrato agli Osler da pochi giorni rilevando anche la distribuzione della “treccia”. È panificatore dal 1977 quando rilevò il panificio Bertoni (in via Tre Novembre al posto della Macelleria Eccher). Poi rilevò le attività da Tullio Brugnara (ne tenne il nome), in Cembra, ad Albiano, a Madrano (dai fratelli Gasperi), a Segonzano.
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