Il Covid si porta via don Ettore, il cappellano dei motociclisti
Il lutto. Si è spento ieri a 94 anni alla Casa del Clero. Era stato padre spirituale e rettore del Seminario minore, per 31 anni parroco a San Martino, collaboratore pastorale e canonico onorario del Duomo. «Un uomo buono e molto generoso»
Trento. Il Covid colpisce sempre più duramente il clero trentino. Questa volta si è portato via don Ettore Facchinelli, 94 anni, ex rettore del Seminario, per più di 30 anni parroco di San Martino, a lungo collaboratore pastorale per la parrocchia di San Vigilio in Duomo di cui è stato anche canonico onorario e cappellano dei motociclisti trentini ai quali impartiva la benedizione nel rito annuale in piazza Fiera. Lui che motociclista lo era stato in gioventù quando era viceparroco ad Albiano e con la sua motoretta andava qua e là a dare una mano, tanto che una volta ha aiutato anche un contadino a trasportare un maiale. Aveva vinto anche il concorso “Personaggio trentino del 2000”, indetto dal nostro giornale, risultando il più votato dai lettori.
Aveva contratto il virus già da parecchi giorni e le sue condizioni sembravano essere migliorate, ma ieri mattina, alla Casa del Clero, il suo fisico non ha retto, forse anche all’isolamento, alla forzata mancanza di contatti con le tante persone che gli volevano bene, con gli amici, con i tre «angeli custodi» che lo avevano assistito quando viveva da solo in via Barbacovi, prima di entrare alla Casa del Clero. Ora in tanti lo piangono e ne ricordano la straordinaria generosità. I funerali si terranno sabato prossimo in Duomo alle 11.
Originario di Sorni, venne ordinato a Trento nel 1949. Fu vicario parrocchiale ad Albiano dal 1949 al 1953 e a Lavis dal 1953 al 1955, poi direttore spirituale del Seminario minore dal 1955 al 1974 e quindi rettore dello stesso dal 1974 al 1977. Divenne quindi parroco a Trento, a San Martino e ci rimase per più di 30 anni , dal 1977 al 2008. Poi fu collaboratore pastorale per la parrocchia di Trento San Vigilio dal 2008 al 2014 divenendo anche canonico onorario della Cattedrale nel 2007. Abitava in un appartamento assistito da tre donne, i suoi «angeli custodi» come le chiamava lui . Il dottor Antonio Mazza, medico e volontario della Casa per l’accoglienza alla vita padre Angelo che gestisce molti progetti di solidarietà in Africa, era grande amico di don Ettore: «Io l’ho conosciuto quando è venuto a San Martino a fare il parroco. Tutti i bambini lo ricordano con grande piacere perché alla fine della messa metteva un rande cesto di caramelle per tutti. Era una di quelle persone che quasi ti spingeva a essere buono con il suo esempio e anche con le sue parole. Vedeva sempre il buono nelle persone. Era lui stesso una persona di grande generosità. Aveva ricevuto una eredità molto consistente da una sorella e lui decise di sostenere con quei soldi l’attività della casa Padre Angelo in Africa. Grazie alle sue donazioni abbiamo potuto realizzare progetti davvero importanti. Ne ricordo soprattutto tre. In Uganda abbiamo acquistato un fuoristrada Defender da dare ai medici per le visite domiciliari. Grazie a questo possono raggiungere anche gli angoli più sperduti e irraggiungibili e portare aiuto a chi ne ha più bisogno. Poi abbiamo acquistato una clinica mobile grazie al suo aiuto. La Regione ci ha dato un contributo e lui ha coperto la differenza. In Tanzania sempre grazie al suo aiuto abbiamo realizzato una clinica neonatale a Tosamanaga. C’è anche una casa a fianco per le donne che vengono da lontano. E poi in Costa d’Avorio abbiamo comprato grazie al so contributo un’ambulanza dopo che io stesso avevo avuto un incidente con quella precedente».U.C.