«Il corpo nel Garda è quello di Federica Giacomini»
L’avvocato della famiglia conferma l’ipotesi degli investigatori. Aperto un fascicolo per omicidio volontario
TRENTO. «Al di là dell'accertamento di natura biologica e dell'approfondimento in ambito genetico, per la conoscenza che ho della persona, salvo che non sia una sosia, per me è più che verosimile che sia Federica Giacomini». L'ha detto poco fa l'avvocato Paolo Mele, legale della famiglia, dopo essere uscito dall'Istituto di medicina Legale di Padova.
Intanto, dopo il ritrovamento ieri di un involucro nel lago di Garda che potrebbe contenere resti umani, il fascicolo della Procura di Vicenza riguardante la scomparsa di Federica Giacomini, l'attrice hard di cui non si hanno più notizie dallo scorso febbraio, è diventato per omicidio volontario. Indagato del delitto è il fidanzato della donna Franco Mossoni, 55 anni, attualmente rinchiuso con provvedimento restrittivo in un ospedale psichiatrico dopo l'irruzione del febbraio scorso nel nosocomio vicentino vestito da Rambo e con un'arma giocattolo. Il gip Stefano Furlani ha disposto un incidente probatorio con perizia psichiatrica, fissando l'udienza per l'8 luglio, per valutare dello stato psichico di Mossoni. Nel pomeriggio di oggi il pm, la Polizia e il legale della famiglia di Federica Giacomini si recheranno nell'Istituto di medicina legale di Padova per l'apertura dell'involucro che potrebbe nascondere, in base ai sospetti, il cadavere della donna. Vista la prolungata permanenza in acqua soltanto una serie di esami specifici potranno aiutare a capire se si tratti effettivamente della donna.
Chi ha gettato nel lago di Garda l'involucro con il corpo che si sospetta appartenga a Federica Giacomini, l'ex attrice hard scomparsa da Vicenza lo scorso febbraio, lo ha fatto con l'aiuto inconsapevole di un barcaiolo di Castelletto di Brenzone. Lo ha accertato la Polizia di Vicenza che indaga sulla vicenda. Il barcaiolo ha riferito agli investigatori di essere stato contattato tra fine gennaio e inizio febbraio da un uomo che si è spacciato per biologo, il quale ha preso in affitto l'imbarcazione (con relativo conducente) con la scusa di dover effettuare degli esperimenti. La bara di plastica, ha raccontato il barcaiolo, aveva in effetti alcuni congegni (pulsanti e antenne) che potevano far credere che si trattasse di una strumentazione funzionante. Il finto biologo ha chiesto di essere accompagnato in un punto ben preciso del lago, particolarmente profondo. Poi i due hanno gettato in acqua l'involucro. La mobile di Vicenza ha accertato che Franco Mossoni, l'ex compagno della donna sospettato dell'omicidio, era stato visto diverse volte a Castelletto nei giorni della scomparsa di Federica, con camuffamenti vari: una volta con una parrucca, in un'altra occasione con una barba posticcia. Il sospetto è che il sedile anteriore della Fiat Punto dell'uomo, recuperata più tardi dagli investigatori, sia stato tolto (e sostituito con una sdraio) non tanto per occultare le tracce del delitto quanto per trasportare la bara di plastica.
Il trasporto, si rileva ancora, deve essere avvenuto nelle ore immediatamente successive alla morte della donna, visto che il barcaiolo ha affermato di non aver percepito alcun odore particolare fuoriuscire dall'involucro. Non si esclude perciò che tutta la complessa operazione per l'assemblaggio del finto 'congegnò subacqueo sia stata compiuta addirittura prima del delitto, aprendo quindi la strada all'ipotesi della premeditazione. Quando la Polizia ha aperto l'involucro vi ha trovato all'interno una serie di sacchi di plastica chiusi da nastro adesivo ad avvolgere quello che appare un corpo umano, insieme a pezzi di legno e a un forato di cemento servito per “zavorrare” il tutto. Un manufatto, dunque, particolarmente pesante. Circostanza che apre una ulteriore ipotesi. E cioè se l'assassino sia stato aiutato da un complice nelle fasi del trasporto. L'involucro è stato immediatamente portato ad una temperatura di -80 gradi e recapitato all'Istituto di medicina legale di Padova dove nel pomeriggio sarà aperto. Ci si aspetta che il corpo si trovi in avanzato stato di decomposizione per la lunga permanenza in acqua. Sarà probabilmente difficile capire sia il sesso che l'età della vittima e quali lesioni ne possano aver causato la morte. Ci si affiderà dunque soprattutto all'esame dell'arcata dentale e al dna, i cui riscontri si avranno non prima di martedì prossimo.