Il centrosinistra al «tutti contro tutti» per il caso Pergine

Vertici provinciali, ultimo tentativo di scongiurare la divisione Pinter: «Evitiamo di massacrarci, la gente non capirebbe»


di Chiara Bert


TRENTO. A Pergine, dove il 26 maggio si vota per il sindaco, il centrosinistra autonomista si spacca quando mancano sei mesi alle elezioni provinciali. Pd, Upt e Patt sono pronti ognuno a correre da solo al primo turno, pensando poi di ritrovarsi eventualmente al ballottaggio.Dal fronte provinciale è partito un ultimo tentativo in extremis di ricomporre la situazione. «Siamo seriamente preoccupati - dice Roberto Pinter, presidente del Pd - non possiamo assistere passivamente a quello che sta succedendo a Pergine. Prima di lasciare che la coalizione si massacri da sola, occorre vedere se ci sono margini per ridurre le rispettive rigidità e per mettere al primo posto il bene comune. La gente è poco incline a capire certi atteggiamenti, ancor più in questo periodo». Per Pinter lo spazio per organizzare le primarie, domenica 21 aprile, c’è ancora: «Basta volerlo. Quello del resto era l’accordo che qualcuno ha poi disatteso. Di fronte al baratro oggi si tratta di capire se c’è qualche ragionevole possibilità di convincere chi ha cambiato idea o, in alternativa, di trovare un’intesa unitaria».

Di tutt’altro avviso il segretario provinciale dell’Upt Flavia Fontana: «Le primarie non si possono fare il 21 perché è troppo tardi e ci esporremmo al rischio di ricorsi». Anche l’Upt ritiene comunque importante un passaggio provinciale per provare a ricompattare la coalizione, mossa che secondo i vertici perginesi è però ormai fuori tempo massimo. «Tutti i partiti hanno avuto i loro problemi in questa vicenda - fa notare Fontana - Pergine è sì la terza città del Trentino ma è composta da 21 frazioni, le dinamiche sono quelle paesane, familiari, con personalismi che occorre smussare». Sulla disponibilità alle primarie prima data e poi ritirata dall’Upt di Pergine, il segretario ammette: «Noi non siamo organizzati per farle e questo ci avrebbe penalizzati». E nega che tra le carte dell’Unione ci sia quella dell’ex sindaco Renzo Anderle, oggi consigliere provinciale: «Non credo che lui sia disponibile».

Anche un ottimista come il segretario del Patt Franco Panizza, che negli ultimi giorni era riuscito a convincere i suoi a ricucire con gli alleati, definisce la situazione «stagnante». «In questo momento ognuno dei tre partiti è intenzionato a correre per conto suo. Noi il passo indietro lo abbiamo fatto rinunciando al nostro candidato e dicendoci pronti alle primarie. Evidentemente l’Upt aveva mal di pancia più forti dei nostri visto che ha cambiato idea senza dare spiegazioni». Per Panizza esiste un’unica via d’uscita: azzerare tutto, rimuovere i nomi legati alle giunte passate (Marina Taffara per il Pd e Marco Osler per l’Upt) e mettere sul tavolo candidati nuovi. «Noi non abbiamo preclusioni. Faremo il possibile per evitare la rottura ma se non ci riuscissimo vorrà dire che ci ricompatteremo al ballottaggio, dove dubito che arriveranno due candidati del centrosinistra». Quanto alle divisioni interne al Patt, il segretario ostenta sicurezza: «Non escludo che singoli nostri esponenti possano guardare a qualche altro progetto (come Progetto Trentino di Grisenti, ndr) ma se ognuno farà gara a sè, anche le nostre frange scontente rientreranno».

Questa sera nuovo incontro della coalizione a Pergine. Sempre che di coalizione si possa ancora parlare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano