«Gottardi mi ha aggredito, ho reagito perché avevo paura»
Accusato di omicidio per il delitto di maggio in via Flaim Monforte in carcere a Trento conferma la propria versione
ROVERETO. Tra le lacrime di sconforto e momenti di lucidità, venerdì Carmelo Monforte, accusato di aver ucciso a coltellate Cristian Gottardi nel primo pomeriggio di domenica 13 maggio, ha chiesto al suo difensore che lo ha visitato al carcere di Spini di Gardolo di leggergli la lettera della fidanzata. Monforte, 43 anni e originario di Giarre, in Sicilia, ma da tempo residente a Trento, non riusciva ad arrangiarsi perchè è analfabeta. Aveva conservato la lettera in attesa di farsela leggere da qualcuno di fiducia.
Nel colloquio con il legale, l’avvocato trentino Andrea de Bertolini, ha confermato in pieno la versione fornita al sostituto procuratore Fabrizio De Angelis: avrebbe colpito Cristian Gottardi con un coltello da cucina perché spaventato dall’aggressione a sfondo sessuale di questi. Dopo essersi conosciuti per caso in stazione ferroviaria il venerdì precedente, i due si erano dati appuntamento per domenica: Gorttardi aveva invitato Monfote a pranzo. Ma dopo la pizza consumata in cucina, Gottardi lo avrebbe invitato in camera sua, dove avrebbe mostrato a Monforte dei film porno gay, invìtandolo a spogliarsi. «Si è tolto la maglietta, poi mi ha spinto e ha chiuso a chiave la porta della camera». Monforte, di statura bassa e struttura esile, temeva per la propria incolumità. Per questo avrebbe respinto il suo aggressore, guadagnando la cucina. Qui, terrorizzato, avrebbe impugnato un coltello, quello che pochi istanti dopo avrebbe piantato nell’addome di Gottardi. Secondo il racconto di Monforte dunque, il delitto sarebbe maturato come reazione - magari sproporzionata, ma la paura combina brutti scherzi alla mente - a un’aggressione sessuale.
Ciò comunque non definisce la strategia processuale, servirà più tempo e alcune necessarie verifiche. La prima, una consulenza medico-psichiatrica che l’avvocato de Bertolini ha affidato ai dottori Fabio e Ilaria Bonadiman. Il dato oggettivo che giustifica un approindimento è lo status di Monforte. Il quale, sette anni fa, è stato dichiarato dal prefetto di Catania invalido psichico totale, con la prescrizione di un’assistenza continua. A Monforte, sulla base del documento giudiziario, è stata assegnata una pensione di invalidità. Anche il sostituto procuratore De Angelis ha richiesto approfondimenti sull’argomento, chiedendo il supporto di consulenti specializzati.
A completare il quadro delle indagini, tra qualche giorno (è verosimile entro venerdì)sono attesi gli accertamenti del Ris di Parma sull’arma del delitto, sugli indumenti e sui campioni biologici prelevati dalla scientifica. Non ci si aspetta che stravolgano la presunta dinamica - per come è stata fin qui raccontata da Monforte, arrestato due giorni dopo a Milano per aver usato una carta di credito rubata e solo in un secondo momento collegato al delitto di via Flaim -, ma i referti potrebbero completare la ricostruzione della dinamica, facendo chiarezza sui pochi aspetti rimasti confusi.
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