Giunta, pressing di Zeni su Ugo Rossi
Con questo schema, Borgonovo Re punterebbe alla presidenza del consiglio. Ma si aprirebbe una crepa con Olivi
TRENTO. Ugo Rossi non annuncerà la sua squadra prima del fine settimana, dopo la proclamazione degli eletti prevista per sabato. Ma il lavoro del neopresidente per la formazione della giunta è ormai entrato nel vivo. Ieri è stata una giornata di incontri e contatti per saggiare il terreno e testare qualche prima ipotesi. Indiscrezioni per ora. Lo schema che prende quota è quello circolato con più insistenza fin dalle prime ore post-vittoria: tre assessori al Pd, due all'Upt e uno al Patt, più un probabile assessore tecnico che a questo punto è facile supporre sarà di area autonomista e di fiducia del presidente.
Uno schema che penalizzerebbe le ambizioni del Patt, che dopo l'exploit elettorale (17,5% dei consensi, più del doppio del 2008, 7 eletti) punta ad ottenere due posti in giunta ma è comunque pronto a congelare le ambizioni dei singoli per accettare qualunque decisione di Ugo Rossi. «Non abbiamo bisogno di supremazie», continua a ripetere il segretario Franco Panizza. E il messaggio (vedi l'intervista a Walter Kaswalder nella pagina a fianco) sembra essere arrivato forte e chiaro ai neoconsiglieri, consapevoli che il Patt non può perdere la faccia a inizio corsa passando per il partito della corsa alle poltrone.
Lo schema 3-2-1 consentirebbe a Rossi di garantire tre assessorati al Partito democratico, primo partito della coalizione con il 22% dei voti, di cui uno – pressoché scontato - da vicepresidente per Alessandro Olivi, mister preferenze con oltre 13 mila voti personali. E al tempo stesso garantirebbe due presenze in giunta anche all'Upt, uscita ridimensionata dalle urne (con il 13%) subendo il sorpasso del Patt, ma che ha dimostrato di reggere al suo diretto antagonista, Progetto Trentino dell'ex Silvano Grisenti. Tra i criteri che Rossi ha indicato per la composizione del suo esecutivo, accanto naturalmente all'esito elettorale dei partiti e dei singoli, c'è anche l'equilibrio di coalizione. E uno degli obiettivi che il neopresidente ha lasciato intendere di voler garantire è di non umiliare in giunta il partito di Dellai, considerato strategico per l’assetto della maggioranza. Più facile in questo momento, per Rossi, chiedere un piccolo sacrificio al proprio partito, che dopo aver conquistato ben due parlamentari alle politiche anche grazie ai voti degli alleati, oggi può contare su un presidente della Provincia autonomista. Presidente che evidentemente pesa più di un assessore, come hanno fatto ripetutamente notare in questi giorni sia i Democratici che l'Upt.
Passando al capitolo nomi, i rumors dell’ultim’ora danno Luca Zeni in forte pressing su Rossi per un posto in giunta. Non è un mistero il rapporto forte che il capogruppo uscente del Pd ha con il presidente. «Ho lavorato bene con lui e Rossi in questi anni si è guadagnato la stima di tanti, non solo la mia», ha detto Zeni (Trentino di ieri, ndr). Ma certo aveva colpito, in campagna elettorale, l'uscita pubblica insieme a Spormaggiore. E non è passato inosservato che la sera della vittoria i due erano seduti allo stesso tavolo a cena.
Al di là dunque delle dichiarazioni di basso profilo, Zeni sta giocando la sua partita personale. Le 4269 preferenze conquistate lo hanno piazzato al quinto posto, dietro a Olivi, Borgonovo Re, Dorigatti e Ferrari, un risultato sotto le aspettative ma che certo non gli preclude di giocarsi le sue carte, contando sull’asse con Rossi.Ma avere chance di ingresso in giunta Zeni dovrebbe però scalzare Donata Borgonovo Re o Sara Ferrari. Possibile - osservava ieri qualcuno - che l’operazione riesca solo escludendo miss preferenze Borgonovo Re, se quest’ultima non gradisse la delega che Rossi le proporrà, preferendo puntare alla presidenza del consiglio. Ruolo per il quale resta però in corsa anche Bruno Dorigatti, terzo degli eletti che ha dalla sua la fiducia di gran parte del partito e non solo. Con questo schema Rossi si troverebbe però con una sola donna in giunta, troppo poco per quella parità di genere che ha detto di voler garantire, e dovrebbe quindi ricorrere all’assessore esterno per compensare. Per contro, questo assetto aprirebbe un fronte di scontro con Olivi, che difficilmente potrebbe accettare di stare in squadra con il suo diretto antagonista di questi anni.
Fibrillazioni destinate a crescere in attesa che Rossi scopra le sue carte. E sale l’attesa anche in casa Upt. Ieri si è riunita la segreteria e in serata il coordinamento con tutti i candidati. Dibattito vivace, sul risultato e sulle prospettive del partito. Per quanto riguarda la giunta, l’Unione chiederà con forza che Rossi «riconosca il ruolo avuto dal partito per la stabilità della coalizione», sintetizza il senatore Vittorio Fravezzi. Tradotto in numeri, l’Upt si aspetta due posti nel nuovo esecutivo. Sui nomi la decisione spetta al presidente, e tutto lascia credere che Rossi cercherà di dare un segnale di novità.
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